XXXI Domenica del tempo ordinario, 3 Novembre 2019 omelia don Benedetto Usai

Omelia XXXI Domenica del Tempo Ordinario, 3 Novembre 2019

‘Tu infatti ami tutte le cose che esistono e non provi disgusto per nessuna delle cose che hai creato; se avessi odiato qualcosa, non l’avresti neppure formata’.

Ogni volta che in questo periodo passi di fianco ad un campo dissodato e pianeggiato per essere seminato, assapori l’odore forte della terra, che ti raggiunge freddo e intenso. Ti fermi in ascolto dei tuoi pensieri, che ti ricordano le parole della creazione dell’uomo : ‘Allora il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente’. (Gen 2,7); e pensi a Gesù, che come nessuno ama la nostra terra, e con la sua parola le dona vita. Noi siamo quella terra, a volte fangosa altre volte secca, che attende di essere lavorata. Dissodata, per togliere tutte le impurità che si sono depositate e che vanno rimosse, e pianeggiata, per ricevere il seme che sarà sparso copioso, e che si ergerà verso il cielo nonostante il gelo e il freddo. ‘Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto’. Zaccheo, che era piccolo di statura, sale in alto per vedere Gesù: il desiderio di incontrarlo vince le sue paure, e lo sguardo misericordioso che lo abbraccia, colma di speranza tutta la sua piccolezza. Come quel seme piantato nella terra, in quel granellino fragile custodisce la potenza della vita, che sarà compresa una volta che a tutti farà dono del suo tesoro

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