Omelia festa Santa Famiglia 2019, don Benedetto Usai

Omelia Santa Famiglia, 29-12-2019

‘Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo’. All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme’ (Mt 2,2-3).

Il turbamento di Erode nascondeva la sua invidia che presto si trasformerà in una volontà omicida. Chi sono i nostri Erode? Forse coloro che fanno da schermo alla nostra luce, quelli che ci rubano il posto nella considerazione degli altri, gli stessi che sono sempre sulla bocca di tutti? La gelosia, la falsità, la maldicenza sono spesso il riscatto al nostro voler apparire per non essere dimenticati. San Giuseppe e la Vergine Maria, danno luce al nostro bisogno di essere qualcuno, che è l’eredità di salvezza inscritta nel cuore di ogni uomo. Non siamo fatti per cadere nell’anonimato, ma per scoprire che solo nell’obbedienza alla vita che ci è stata data, troviamo il nostro posto nel mondo. Scegliamo bene il nostro Signore, Colui al quale vogliamo obbedire, e con il quale desideriamo condividere la nostra esistenza. Non importa se il nostro passato è stato florido o travagliato, interroghiamolo di nuovo, si rivelerà a noi con questo annuncio: rimani figlio, e sarai padre o madre di una moltitudine, che sa’ amare con il cuore stesso del Padre.
‘Vi ho amato con la fortezza di un padre che faceva fatica a nascondere la tenerezza di una madre’ (Testamento di don Pietro Margini, Festa della SS. Trinità 1973). Desideriamo essere dei padri forti e delle madri tenere? Senza nessun dubbio, imparare a custodire la vita ed essere fecondi nel donarla è la chiamata di ogni uomo e di ogni donna. ‘Beato chi teme il Signore e cammina nelle sue vie’. Dio si affida a San Giuseppe per difendere il bambino dalla violenza del mondo e alla Vergine Maria per generare il cuore del mondo, dentro ‘all’intimità della tua casa; dove i tuoi figli sono come virgulti d’ulivo intorno alla tua mensa’. Non temiamo di far accomodare il Figlio alla nostra tavola soprattuto quando non ci sentiamo all’altezza della sua presenza, e a Lui consegniamo le ferite di ogni nostra relazione: non è venuto per farci sentire in colpa ma per trasformare le nostre tenebre in tenerezza, bontà, umiltà, mansuetudine, magnanimità, sopportazione, pazienza, e perdono.

Condividi: