Omelia VI Domenica del tempo ordinario – ANNO C, don Pietro Margini

Omelia VI Domenica del tempo ordinario. Accompagnati  dalle parole di don Pietro Margini (1917-1990), per vivere con frutto questo tempo prezioso.

Lc 6, 17. 20-26

In questa liturgia siamo riuniti per pregare per le nostre famiglie, per riflettere sulla Parola di Dio perché ognuno di noi sia elemento vitale di fede e di crescita cristiana nella famiglia.

Noi sappiamo come in questo momento grande è la preoccupazione per la famiglia: grande!

La famiglia nel piano di Dio è una grande cosa: è uscita dalla mano di Dio Creatore. La famiglia cristiana ha aggiunto qualche cosa di più perché ha aggiunto la meravigliosa presenza di Gesù, di Gesù che santifica la famiglia e la rende partecipe della sua redenzione.

Sul piano dunque naturale e sul piano soprannaturale noi vediamo valori altissimi. Il Signore ha voluto la dimensione della famiglia in una proporzione altissima. La famiglia è il luogo d’incontro tra l’amore di Dio e l’amore degli uomini: è l’incontro per creare la vita, è l’incontro per crescere e maturare questa vita. È il luogo d’incontro dove gli uomini sentono maggiormente l’amore e sentono che Dio è amore.

Dobbiamo dunque essere ben persuasi che la famiglia non è all’arbitrio dell’uomo perché è un’istituzione di Dio, che non è tanto meno nel capriccio dell’uomo, che possa fare e disfare, che possa fare in un modo o fare in un altro. La famiglia, uscita come il capolavoro dell’amore di Dio, resta come Dio vuole: “Non separi l’uomo- ha detto Gesù- non separi ciò che Dio ha unito” (Mt 19,6).

La grandezza della famiglia sta nell’amore, in un amore forte e vero. Abbiamo appena finito di leggere le Beatitudini e la famiglia cristiana deve proprio specchiarsi in queste Beatitudini perché nelle Beatitudini Gesù ha tradotto se stesso, non le ha semplicemente enunciate: Gesù le ha, in una maniera assolutamente grande, realizzate. E ha detto anche a noi di realizzare questa beatitudine, la beatitudine di una fede grande in Dio, di un superamento di quegli ostacoli che di solito fermano molti uomini, come l’attaccamento eccessivo alle ricchezze, come le forme più o meno macroscopiche di egoismo.

Il Signore ci ha detto che la vera felicità dell’uomo, e perciò della famiglia, sta nell’accettazione del piano provvidenziale di Dio, del suo Regno che è Regno di giustizia, di carità, di pace, di umiltà, di castità: è un Regno dove gli uomini dominano i propri istinti e le proprie passioni, dove gli uomini imparano che l’egoismo è il più grande nemico, che quando l’uomo diventa egoista rompe tutto.

E la famiglia di che cosa può temere se non dell’egoismo? L’egoismo scatenato, la passione senza alcun freno, così, il volere tutto per sé, il volere gli altri come strumento di se stessi, essere posti in una maniera assolutamente anarchica.

Ed è così che noi dobbiamo riflettere, perché ognuno di noi può fare di più per la sua famiglia, perché ognuno può dare di meglio anche se dà già tanto: può dare di più nella comprensione e nella pazienza, può dare di più nello spirito di sacrificio e nella fede, nella preghiera perché le nostre famiglie devono essere proprio centro di fede e centro di preghiera, guai se non lo sono!

In questo mondo così contrario e che porta con tanta forza degli altri valori disgregatori, la famiglia verrebbe ad essere troppo debole.

Ognuno può dare di più per la propria famiglia e, soggiungo, può dare di più anche per le famiglie degli altri. Nella nostra comunità parrocchiale ognuno deve preoccuparsi delle altre famiglie, deve sentirsi solidale con tutti, deve dimenticare ogni divisione e porgere generosamente la mano al vicino perché così facciamo una grande famiglia, così facciamo una grande comunione, così realizziamo veramente quella fraternità umana e cristiana che supera ogni difficoltà.

È la nostra preghiera, è il nostro augurio, è il nostro impegno: che questa festa della famiglia, in quest’anno, segni veramente una data di progresso, una data di bene, una data di rinnovata generosità.

Beati i poveri. Guai a voi, ricchi.

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