Omelia VI Domenica di Pasqua – ANNO C, don Pietro Margini

Omelia VI Domenica di Pasqua. Accompagnati  dalle parole di don Pietro Margini (1917-1990), per vivere con frutto questo tempo prezioso.

At 15, 1-2, 22-29; Ap 21, 10-14. 2223; Gv 14, 23-29

Sempre più la Liturgia insiste perché la nostra fede nella resurrezione di Cristo sia solida, sia di ogni giorno e di ogni azione. Il cristiano deve essere continuamente illuminato dalla resurrezione del Cristo perché la Sua resurrezione è il fatto centrale ed unico. La fede nel Risorto è la fede che sorregge tutto l’edificio, la fede nel Risorto è quella che indirizza tutte le nostre azioni. Ma riflettiamo, non un ricordo di Lui risorto, non un Cristo risorto ma lontano da noi.

La grande realtà sta invece qui: Cristo è risorto ed è in mezzo a noi, è nella Sua Chiesa. La Chiesa prende vigore e prende senso proprio perché vi è una persona divina in mezzo a lei. Gli uomini possono errare, ed effettivamente errano, le istituzioni possono dar luogo ad altre istituzioni o cadere, quello che resta di fondamentale è questa certezza: Cristo risorto è in mezzo a noi!

Ed è a Lui che dobbiamo sempre di più rapportare tutti gli atti della nostra devozione, tutte le cose che in fondo costituiscono il tessuto della nostra esistenza. Sapere che Cristo è risorto è accendere in noi vivissima la speranza, è saper superare le difficoltà, i dolori, le croci della vita.

Sapere che Cristo risorto è vicino a noi ci fa evitare ogni tristezza, ogni angoscia. Il cristiano è uno sempre fervido, sempre teso alle cose superiori secondo l’insegnamento che già San Paolo sottolineava potentemente: “Se Cristo è risorto, cercate le cose di lassù. Se Cristo è risorto, vivete delle cose di lassù” (Col 3, 1). Non lasciatevi, in fondo diceva l’apostolo, non lasciatevi travolgere dalle cose umane quando avete Cristo che vi assicura che, se Lui è risorto, anche voi risorgerete, se Lui dalla croce è passato al trionfo, anche voi, credetelo, attraverso tutte le cose della vita, arriverete al premio, arriverete alla pace, arriverete alla gioia.

Ecco perché il testo del Vangelo di oggi insiste in questa presenza: “Se uno mi ama, verremo da lui” (cfr. Gv 14, 23). Il cristiano diventa non un isolato, ha con sé la Trinità, ha con sé Cristo risorto, ha la Sua parola e la Sua parola è Parola di vita, è Parola che crea, è Parola che illumina, è Parola che purifica, è Parola che dà conforto.

Ed ecco la grande realtà che meditiamo in questi giorni. Cristo risorto manda a noi lo Spirito Santo cioè Dio stesso santifica la nostra anima, Dio stesso è presente nel nostro cuore, Dio stesso suggerisce le parole che ci sono necessarie: “Vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto” (Gv 14, 26). Diamo allora alla nostra vita, sempre di più, un senso profondo di fede; diamo alla nostra vita un entusiasmo fervido: non siamo dei rassegnati di quelli che portano con sgarbo la loro croce come il Cireneo; non siamo di quelli sempre pessimisti o in critica.

Siamo di quelli che lanciano la loro vita sulla traccia di Cristo risorto, che hanno una certezza meravigliosa, una certezza di vita, una certezza di meta.

Andiamo avanti ogni giorno sicuri della nostra fede, fecondi in questa fede di opere buone. Cerchiamo di vivere ogni giorno con il canto di Dio proprio come ci suggeriscono la prima e la seconda Lettura: ecco il tempio di Dio, la nuova Gerusalemme, figuratamente la Chiesa. Nella Chiesa noi viviamo, nella Chiesa noi operiamo e nella Chiesa dobbiamo continuamente compiere le nostre opere buone per la gloria di Dio, per il bene della nostra anima, ogni giorno facciamo le nostre opere buone, mirando solo che ci approvi Dio, guardando solo a Lui.

Quando in coscienza siamo tranquilli nessuna parola di uomo può commuoverci. Guardiamo a Dio, alla Sua misericordia, guardiamo alla Sua ricompensa, quella ricompensa che lui darà abbondantemente a quelli che Lo hanno servito ed amato.

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