Omelia III domenica di Avvento – ANNO C, don Pietro Margini

Omelia III domenica di Avvento. Accompagnati  dalle parole di don Pietro Margini (1917-1990), per vivere con frutto questo tempo prezioso.

(Sof 3,14-18; Is 12; Fil 4,4-7; Lc 3,10-18)

Si parla di gioia oggi nella liturgia ma intendiamo bene che cosa significhi la vera gioia perché gioia non è un benessere umano, un benessere fisico: gioia non è un trastullarsi nei propri comodi. La gioia che è proclamata è la gioia del Signore, la gioia che viene dal Signore che salva, la certezza che il Signore Gesù ha preso su di sé il peso dei nostri peccati e ci presenta con grande bontà al Padre suo.

La certezza del Natale come certezza della pace interiore, come la certezza della possibilità che hanno gli uomini di amarsi in Lui e di costruire con Lui. La gioia vera viene solo da Dio perché solo Lui può darci l’energia e la forza di vincere il nostro egoismo in tutte le sue forme, in tutte le sue esigenze, quell’egoismo che è causa di tutti i mali nel mondo. È superando l’egoismo che arriviamo ad avere da Gesù la vera gioia: è superando l’egoismo che arriviamo a costruire tra di noi la vera pace.

Ecco perché “esulta Sion” (Sof 3, 14), cioè il popolo cristiano esulta, “perché il Signore viene da te”, “viene da te”: tu devi prepararti.

La figura di Giovanni Battista si erge potente. Domandiamo a Giovanni Battista anche noi: che cosa dobbiamo fare? E la risposta è evidente, è la risposta del battezzatore: la purificazione, l’esigenza che abbandoniamo i nostri peccati, che combattiamo più energicamente i nostri difetti.

Insomma, il linguaggio è ancora di penitenza, quella penitenza che solo può preparare un Natale colto nella sua interiorità, colto nella sua grandezza. Penitenza, noi facciamo troppo poca penitenza, noi siamo pigri, noi siamo svogliati, noi ci accontentiamo di qualche cosa, noi non ci impegniamo a forza, noi non ci impegniamo come si dovrebbe a fondo, noi siamo tante volte dei cristiani mediocri.

Ora, una mediocrità di vita non dà una pienezza di gioia. Una mediocrità di vita non prepara al Natale, una mediocrità di vita ci lascia nei nostri difetti e i nostri difetti li accumuliamo quando siamo insieme e, anziché costruire una comunità di gioia, costruiamo qualche cosa di faticoso e di difficile.

Noi abbiamo bisogno di penitenza, ognuno di noi se lo proponga. Sono pochi giorni che ci separano dal Natale: penitenza, penitenza! Ognuno di noi sappia con gioia e per la gioia compiere la propria penitenza. Ravviviamo perciò i nostri propositi dell’Avvento: bisogna purificarci!

Il Signore si comunica a noi con pienezza ma si purifica a noi in proporzione della nostra purificazione. Purificazione dell’intelligenza lasciando tutto quello che è erroneo; purificazione della volontà cercando di essere più buoni e più amabili; purificazione della sensibilità cercando quello che serve al regno di Dio non quello che accontenta egoisticamente noi stessi. Purificazione!

Ognuno di noi in questi giorni entri proprio in un clima di penitenza, entri in un clima di austerità, in un clima che sia veramente l’attesa del Signore. Non possiamo attenderLo che venga nel nostro cuore quando il nostro cuore è sporco, quando il nostro cuore è ancora diviso da mille cose che non sono di Dio. Purificazione, una purificazione efficace, non una purificazione di parole, non una purificazione esteriore.

Ritornano le parole del profeta: “Voi dovete purificare la vostra anima”, voi dovete guardare all’intimo del vostro cuore, non gesti esteriori.

Profondità, cambiamento di vita, un passo insomma in avanti. È questo passo in avanti che ci domanda la grazia di Dio perché c’è molta gioia: il Signore ve la vuol dare tutta la gioia! Il Signore esulterà di gioia per te, ti rinnoverà con il Suo amore, si rallegrerà per te con grida di gioia se tu gli vai incontro, se tu dici il tuo sì, se tu lasci che lo Spirito Santo dentro di te purifichi la tua anima e ti dia la visione chiara dei figli di Dio, il comportamento dei figli di Dio.

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