Omelia XXVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO B, don Pietro Margini

Omelia XXVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO Accompagnati  dalle parole di don Pietro Margini (1917-1990), per vivere con frutto questo tempo prezioso.

Gn 2,18-24; Sal 127; Eb 2,9-11; Mc 10,2-16

La nostra attenzione è posta oggi dalla liturgia sulla famiglia. È posta sottolineando come la famiglia viene dall’amore di Dio Creatore, come la famiglia Gesù l’ha voluta santificata dalla sua presenza, come alla famiglia spetta il compito originario di educare i figli e così di costruire la Chiesa.

Perciò, noi dobbiamo riaffermare la santità della famiglia, la santità della vita che sboccia nella famiglia. Dobbiamo riaffermare quei principi costruttivi e fondamentali sui quali si fonda così ogni costruzione. È necessario che noi li riaffermiamo questi principi, che li riaffermiamo solennemente, fortemente; in una società come la nostra che stravolge tutti i valori fino a negare la vita, fino a negare la sacralità della vita, la missione sublime di collaborare con Dio. Li dobbiamo riaffermare e da parte nostra, corrispondere a questa santità di ideali, perché nella famiglia ognuno di noi ha il suo posto e la famiglia riesce secondo quanto ognuno mette bene la propria collaborazione.

La famiglia non è davvero una stazione: è qualche cosa di concreto, di sommamente concreto, che si costruisce ogni giorno, parte dal sacramento del matrimonio e, giorno per giorno, ha il suo lavoro da compiere, la sua santificazione da realizzare, ha le sue difficoltà da vincere.

Giorno per giorno ognuno di noi è chiamato a dare il suo contributo.

I genitori devono ben persuadersi che hanno tante responsabilità ma anche hanno tanta grazia di Dio, se vogliono, indubbiamente, la loro opera riesce, perché il Signore lavora con loro, anzi, il Signore lavora per mezzo di loro.

I figli devono sentire che non sono solo soggetti che ricevono o che possono ricevere (e anche di questo se ne devono persuadere) ma sono persone che collaborano, che costruiscono, che nella loro umiltà, nella loro obbedienza e nella loro attività possono portare tanto alla famiglia.

Noi sappiamo quanto è importante che tutti se ne persuadono, e sul piano naturale e sul piano soprannaturale.

La famiglia cristiana si costruisce nella preghiera, la preghiera insieme (siamo nel mese di ottobre, il mese del rosario), il rosario insieme, perché quando c’è la preghiera c’è la presenza di Dio, c’è l’amore di Dio, c’è la forza operativa di Dio.

La preghiera del rosario porta alla considerazione dei misteri del Signore, cui siamo chiamati a partecipare. Indubbiamente, i misteri del Signore sono misteri di gaudio (la gioia della famiglia), sono misteri di dolore (le tribolazioni cui è soggetta la famiglia), sono misteri di gloria e danno la speranza sempre, una speranza soave e certissima.

Ecco perché dobbiamo curare il rosario: perché nell’intercessione della Beata Vergine, noi comprendiamo di più come la vita di un cristiano indubbiamente deve imitare la vita di Gesù. La vita di un cristiano è una vita donata a Dio, a somiglianza di Cristo.

E così il rosario ci porta al centro della nostra attività, alla sorgente di ogni bene che è l’Eucaristia.

Vogliamo con questo anno sociale iniziare l’anno Eucaristico, quell’anno Eucaristico che si completerà nel congresso Eucaristico di primavera, quando, uniti attorno a Gesù nell’Eucaristia, celebreremo il suo miracolo di amore, il suo miracolo di presenza, che costruisce ogni virtù tra di noi.

E così, attorno al tabernacolo, in una comunione più fervorosa, in una comprensione più forte della Messa, in un’adorazione più viva e fervida al tabernacolo, potremo rinnovare la nostra comunità parrocchiale, potremo così dare veramente la collaborazione piena all’opera del Signore, nella costruzione del suo Regno, nell’evangelizzazione a tutti i livelli. Potremo così dar gloria al Signore, secondo la nostra piccola possibilità, mettendo tutto il nostro impegno, tutta la nostra generosità.

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