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DUE GIORNI SUI PASSI DI DON PIETRO MARGINI: DA UN PICCOLO PAESE E DA UN CUORE GRANDE

DUE GIORNI SUI PASSI DI DON PIETRO MARGINI: DA UN PICCOLO PAESE E DA UN CUORE GRANDE

Il quarto incontro del gruppo “25-35” a Correggio, Sant’Ilario d’Enza, Borzano

 Il quarto incontro del nuovo cammino vocazionale per giovani adulti ci ha portato a conoscere la persona, il carisma e le opere di don Pietro Margini.

Cecilia Zannoni e Sara Meglioli hanno pensato e organizzato un itinerario di due giorni nei luoghi segnati e fioriti grazie al suo passaggio…dalle origini ad oggi.

Don Pietro come padre spirituale

“Per me è stato come un secondo padre, ho avuto due padri: uno biologico e uno spirituale…”

Ecco le prime parole di Gastone Gherardi che hanno risuonato così tenere ma solenni nella Basilica di San Quirino a Correggio.

Gastone è stato il primo dei testimoni incontrati. Rifiuta la sedia che don Andrea Volta e i suoi nipoti prontamente gli offrono, scegliendo di rimanere in piedi, nonostante l’età, tutto il tempo della sua appassionata testimonianza.

Grazie anche a qualche divertente aneddoto, il signor Gastone ci ha raccontato la nascita delle prime Comunità di coppie di sposi a Correggio negli anni Cinquanta con tanto entusiasmo e gratitudine. Gastone ci ha indicato la pietra angolare da cui, dal suo punto di vista, si può iniziare un cammino di Comunità: la stima fra amici.

Da questa prima pietra, l’edificio cresce, l’edificazione coinvolge anche la comunità più ampia e le generazioni successive.

Infatti, i nipoti presenti hanno ricordato i rosari che vengono organizzati annualmente a casa dei nonni con tutta la famiglia ed hanno espresso gratitudine per la fede che è stata loro trasmessa.

Alla fine, Gastone si è chiesto a voce alta: “ma come posso trasmettere anche a voi almeno un pochino di quel tanto che ho ricevuto da don Pietro? Purtroppo, non posso tagliare un pezzettino del mio cuore…quindi dedicherò a voi, che state facendo questo percorso, un granellino del mio rosario quotidiano!”

Don Pietro come uomo e pastore

Nel pomeriggio abbiamo incontrato il secondo testimone nella parrocchia di Sant’Eulalia a Sant’Ilario: il dottore e diacono Alberto Riva, che ha avuto “la grazia di poter star vicino a don Pietro proprio fino ai suoi ultimi istanti di vita.”

Ci ha spiegato che “il medico del prete ha una funzione particolare: permettere al sacerdote di svolgere la sua missione.”

Attraverso la sua sensibilità, ci ha offerto un ritratto della persona di don Pietro come uomo e ci ha fatto comprendere un po’ i desideri, le linee e i punti salienti della sua missione.

È stato difficile trattenere la commozione durante alcuni passaggi in cui ha evidenziato i caratteri fisici, psicologici e spirituali di don Pietro attraverso dettagli ben curati: “don Pietro aveva due occhi che erano estremamente caratteristici, aveva due occhi penetranti, due occhi che permettevano di vedere il suo animo e aveva anche due mani affusolate, due mani secche, che sembravano trasformarsi nel momento in cui lui alzava l’ostia, alzava il calice, per cui diventavano come qualcosa di unico con l’ostia e il calice.”

Don Pietro aveva la ricchezza del cuore e aveva il culto e l’amore per la famiglia e per gli amici.

Aveva a cuore soprattutto i giovani perché aveva compreso che, prendendosi cura delle nuove generazioni, sarebbe poi stato possibile raccogliere nel tempo i frutti di nuove vocazioni matrimoniali e sacerdotali.

Nonostante tutte le sofferenze fisiche e morali che l’hanno accompagnato per tutta la vita, aveva questo forte desiderio di fare il bene sempre, comunque, ovunque, fino a sera tardi, con essenzialità, cioè solamente attraverso i mezzi che gli permettevano di svolgere la sua funzione di sacerdote e tutto ciò che riguardava solo la sua persona era di troppo.

“Aveva un’attività estremamente intensa dal punto di vista di formazione, catechesi, direzione spirituale, confessioni, esercizi spirituali…e c’erano certi momenti in cui il suo fisico non reggeva più, bisognava dargli un po’ di riposo. A volte quando io (ndr dottor Riva) lo invitavo a interrompere, a fermarsi qualche momento o almeno qualche giorno in camera e lui rispondeva: “tu non sai, ma io non posso stare qui, perché se per caso giù c’è un ragazzo che ha bisogno…lui ha bisogno in questo momento…non può aspettare e se io lo faccio aspettare, possiamo rischiare di perderlo questo ragazzo…””

Don Pietro è stato uno dei fondatori delle scuole medie statali a Sant’Ilario, il fondatore della scuola dell’infanzia parrocchiale “San Giuseppe”, della scuola e dell’istituto magistrale e delle scuole familiari.

Era un pastore estremamente intelligente e di cultura, “capace di leggere due o tre libri in una notte per rispondere alle richieste che riceveva e amava soprattutto che i suoi figli si istruissero nella cultura. Per questo dava da leggere e da studiare tutto quello che era possibile, anche libri teologici, perché “il cristiano deve poter dire la sua, il cristiano non è cristiano solo in chiesa, il cristiano deve essere cristiano fuori, sul lavoro, all’università: è lì che la sua fede si deve vivere!”

Poi il dottor Riva ci ha raccontato l’idea di parrocchia che don Pietro aveva e che aveva provato a realizzare. Negli anni del suo servizio in Parrocchia a Sant’Eulalia, erano nate vocazioni diaconali. Erano stati ordinati sette diaconi nel 1978 e sei diaconi nel 1983 (fra cui il dottor Riva). Per cui, aveva deciso di dividere il territorio della parrocchia in sette diaconie e, in ogni diaconia, aveva affiancato al diacono una comunità di famiglie e alcuni giovani con “la funzione di arrivare fino ai confini della parrocchia, a tutte le case, a tutte le famiglie, agli ammalati e capire le necessità presenti. Lui diceva: “voi (ndr diaconi) siete la longa manus del sacerdote, arrivate anche lì dove io non posso arrivare. Allora voi dovete vedere, leggere, sentire e poi riferire, perché così io al mattino, quando vado a celebrare la Messa, metto tutto dentro il calice, tutte le difficoltà, tutte le problematiche…””

Alla fine, il dottore conclude: “la figura di don Pietro è la figura di un sacerdote che ha offerto la sua vita per Cristo e soprattutto ci ha dato la bellezza e la gioia di poter vivere la nostra fede, l’amore di Cristo, l’amore alla Madonna e alla Chiesa qui, nel nostro vivere giornaliero”.

Don Pietro come fondatore di opere e del Movimento Familiaris Consortio

Come terza tappa, l’incontro di una coppia di sposi appartenenti ad una Comunità di famiglie, Maria Bonaretti e Marco Reggiani, ci ha permesso di vedere un po’ più da vicino quanto raccontato dal dottor Riva.

La mostra Spazio don Pietro Margini “Nel Cristo Gesù”, da loro curata, è nata dal desiderio di far conoscere la persona e le opere di don Pietro e tutto è partito da un primo interrogativo: come poter fare una mostra su una persona che ha speso quasi tutta la sua vita in confessionale?

Ecco allora oggetti della sua vita quotidiana, “due lunghe panche dove si stava ore e ore seduti per attendere il proprio turno per parlare finalmente con lui…”, tante lettere che personalmente scriveva, gentilmente offerte dai destinatari e segno del suo impegno nel prendersi a cuore ogni persona e situazione nella sua unicità. Infine, nell’ultima stanza, abbiamo potuto visionare raccolte di sue fotografie insieme ai tanti cari amici…alcuni saliti al Cielo in questi anni.

Abbiamo poi potuto visitare alcune opere nate sotto l’impulso di don Pietro che testimoniano la sinergia fra il suo magistero e le Comunità di famiglie da lui guidate.

Maria ci ha accompagnato a visitare i locali delle scuole familiari e paritarie ImmaginaChe, evidenziando il progetto formativo a cui le famiglie e i figli iscritti decidono di aderire.

Marco invece ci ha illustrato la struttura e i progetti attuali del Movimento e ci ha raccontato la nascita della Comunità di famiglie di cui fanno parte.

Don Luigi Orlandini ha poi celebrato per noi la messa nella cappellina tanto raccolta delle scuole e ha condiviso nell’omelia le parole del testamento di don Pietro alle Comunità.

Alla fine della giornata, alcuni ragazzi di Sant’Ilario ci hanno gentilmente accolto per una cena e qualche chiacchiera in compagnia.

Il secondo giorno, dopo aver visitato e pregato sulla tomba di don Pietro Margini, ci siamo diretti alla casa di formazione “Ecce Mater” della Comunità sacerdotale a Borzano dove don Pietro Adani ci stava attendendo per una catechesi sulla fede, seconda virtù teologale approfondita dal nostro gruppo.

I suoi interrogativi ci hanno guidato nella condivisione di gruppo e nella messa finale e gli hanno permesso di farci riflettere sul senso di questa virtù, che non si può ‘dare’, ma si può solo testimoniare agli altri attraverso la propria personale esperienza di vita, “perché la vita è per la fede e la fede è per la vita.”

Ringraziamo davvero col cuore e accogliamo “a due mani” tutti i doni ricevuti in questi due giorni: una calda accoglienza e un desiderio appassionato di trasmettere tutta la grazia gratuitamente ricevuta.

Ringraziamo il Signore per aver donato don Pietro Margini alle persone che hanno potuto incontrarlo durante il loro cammino di vita e che si sono lasciate provocare, accompagnare e guidare da lui, avendo cura di far crescere e maturare tutti i frutti ora visibili.

La loro testimonianza ci ha svelato il senso e trasmesso la forza di continuare in questo percorso vocazionale di conoscenza, esperienza e condivisione di gruppo.

Elisa

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