40-esimo della piccola comunità “Sacra Famiglia” – Appunti dall’omelia di don Luca Ferrari

Appunti dall’omelia di don Luca Ferrari

per il 40-esimo della piccola comunità “Sacra Famiglia”

28 Agosto 2024, Barcellona – cripta Sagrada Familia

[Letture: 1 Ts 1,2-5.8-10; Mt 23,13-22]

Solo alcune intuizioni per questa importante eucaristia, per il luogo in cui si celebra, per l’intento con cui lo facciamo.

Sembra quasi ironica la scelta di questa pagina di vangelo nel giorno di Sant’Agostino, che infatti è stato chiamato Padre della Chiesa. Che cosa significa questa tensione? E come anche oggi si riverbera proprio qui, nella luce di questa cripta, in un altro uomo, evidentemente immenso lui pure nella fede e nella vita?  Ci ricorda chi è che è Padre.

Abbiamo bisogno di questo silenzio per convincere il nostro cuore che il rumore, o piuttosto la confusione del tempo che noi siamo chiamati a vivere non si supera alzando la voce, o semplicemente attirando a sé, non si vince chiudendoci nel vittimismo o nella sfiducia.

Qui abbiamo la testimonianza di una audacia che ha varcato non solo i confini della vita di un uomo, ma di una generazione, di una cultura, dello stesso continente in cui è stata concepita questa intuizione, di chi ha avviato questa opera, che ora evidentemente accoglie, interroga, converte, persone di tutto il mondo.

È così che anche la Chiesa, attraverso i secoli, nasce e rinasce: attraverso quanti il Signore suscita, i santi. E alcuni particolarmente chiamati a parlare veramente a tutti, agli uomini di ogni tempo e di ogni nazione. Non c’è bisogno di richiamare nulla di più di quanto i nostri occhi vedono e di quanto le nostre orecchie hanno ascoltato anche oggi.

Un passaggio però mi sembra importante: non sono le pietre, non sono i libri a convertire.

È Dio, che sceglie innanzitutto la vita delle persone. È capitato qualcosa che è chiaramente molto triste: quante opere in questi venti secoli di cristianesimo sono state trasformate in altro, sono state prese da altro, convertite, o pervertite…

Sono le pietre vive a rispondere alla sete, evidente e tanto profonda, di molti giovani. “Il nuovo vero ordine religioso” deve essere anche – e qui appare ben evidente – “dei tempi moderni”.

Cioè: questo tempio è qualcosa di completamente nuovo, mai visto. Quando si entra in una casa di Gaudì bisogna dimenticarsi di cosa ci si aspetta di incontrare in una casa; quando si entra in una chiesa, bisogna anche lì evitare qualsiasi paragone con tutto quello che abbiamo fino adesso visto nelle chiese. Ma tutti capiscono che è una chiesa! Cioè che è il Signore ad animarla, a viverla, a rendere plastica e contemporanea la sua Presenza: Lui è qui, adesso.

Questo è ciò che ognuno di noi può liberamente attestare o rifiutare.

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