Beata Vergine del Rosario – omelia don Pietro Paterlini

Omelia Beata Vergine del Rosario, don Pietro Paterlini

Santuario della Ghiara, 7 ottobre 2025

Inizio anno associativo Movimento Familiaris Consortio

Introduzione

Celebriamo questa sera l’Eucaristia nella memoria della Beata Vergine del Rosario. A Lei vogliamo affidare il nuovo anno pastorale che inizia, alle Sue mani vogliamo affidare il nostro impegno, il nostro servizio, e per l’intercessione dei nostri santi in cielo e di mons. Pietro Margini, chiediamo al Signore la grazia di sostenere il cammino di quest’anno e le opere del nostro movimento.

Siamo nel Giubileo della speranza: insieme a Maria, madre della speranza, attorno a lei come gli apostoli nel cenacolo, invochiamo il dono dello Spirito, perché ci illumini sulle scelte e sui passi che saremo chiamati a fare, e ci confermi nell’unità e in quella comunione che è luce di gioia e di speranza per tutta la Chiesa.

Questa sera pregheremo in particolare per i responsabili delle piccole comunità, per gli educatori del Movimento Giovani, che ricevono il mandato dal nostro Responsabile generale.

Per l’intercessione della Regina della Pace e in unione a papa Leone che ha chiesto di pregare il Rosario ogni giorno in questo mese di ottobre, invochiamo il dono della pace per la Terra Santa e per tutte le nazioni ferite dalla guerra.

Omelia

“Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola.”

Il sì di Maria pronunciato nell’Annunciazione è stato un grande atto di obbedienza e di fede. Con il suo sì Maria si consegna a Dio e a quel progetto che Dio ha pensato per Lei e che ha pensato per la salvezza dell’umanità.

L’“Eccomi” di Maria è un sì che dice disponibilità totale della creatura al Creatore, disponibilità che si spinge fino al sacrificio di sé: “Si faccia di me secondo la tua parola.”

San Bernardo scrive che questo sì era atteso con trepidazione da tutto il creato e da tutta l’umanità, perché grazie a questo assenso avrebbe avuto finalmente inizio il piano di salvezza. Scrive:

“Hai udito, Vergine, che concepirai e partorirai un figlio; hai udito che questo avverrà non per opera di un uomo, ma per opera dello Spirito Santo. L’angelo aspetta la risposta; deve fare ritorno a Dio che l’ha inviato. Aspettiamo, o Signora, una parola di compassione anche noi, noi oppressi miseramente da una sentenza di dannazione. Ecco che ti viene offerto il prezzo della nostra salvezza: se tu acconsenti, saremo subito liberati…

…Tutto il mondo è in attesa, prostrato alle tue ginocchia: dalla tua bocca dipende la consolazione dei miseri, la redenzione dei prigionieri, la liberazione dei condannati, la salvezza di tutti i figli di Adamo, di tutto il genere umano.

O Vergine, da’ presto la risposta. Rispondi sollecitamente all’angelo, anzi, attraverso l’angelo, al Signore…

Apri, Vergine beata, il cuore alla fede, le labbra all’assenso, il grembo al Creatore. Ecco che colui al quale è volto il desiderio di tutte le genti batte fuori alla porta. (Non sia che, mentre tu sei titubante, egli passi oltre e tu debba, dolente, ricominciare a cercare colui che ami.) Levati su, corri, apri! Levati con la fede, corri con la devozione, apri con il tuo assenso.

“Eccomi”, dice, “sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto” (Lc 1,38). (Dalle Omelie sulla Madonna, di san Bernardo)

Questo grande sì di Maria è stato preparato da tanti piccoli sì, da un’obbedienza vissuta nell’adesione quotidiana alla volontà di Dio.

È così anche per noi: i grandi sì che siamo e saremo chiamati a pronunciare nel corso della nostra vita vengono preparati dai piccoli sì che pronunciamo vivendo la fedeltà quotidiana al nostro dovere, dedicandoci con perseveranza alla nostra vocazione.

Questa fedeltà al quotidiano forma il nostro cuore e lo rende capace di allargarsi sempre più, lo rende capace di affidarsi, di lasciarsi plasmare dalla grazia.

È la liturgia del quotidiano, in cui nell’amore e con amore offriamo ogni parola, ogni gesto, ogni incontro. Nella Preghiera eucaristica chiediamo per la Chiesa: “Rendila perfetta nell’amore”. Nell’amore di Cristo e con l’amore di Cristo diveniamo, come dice san Paolo, sacrificio vivente, santo e gradito a Dio: “È questo il vostro culto spirituale.”

e in questa offerta di amore trasformiamo ogni situazione e ogni ambiente facendo crescere attorno a noi il Regno di Dio. L’amore di Cristo è più potente di qualunque potenza, è più forte di ogni nostra debolezza: “Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Forse l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? Ma in tutte queste cose siamo più che vincitori in virtù di colui che ci ha amati.”

Viviamo così la nostra vocazione: “Voi siete il sale della terra”: è il sale dell’amore che dà sapore e gioia ad ogni momento e ad ogni relazione;

“Voi siete la luce del mondo”: è quella luce che porta bellezza e speranza alla nostra vita.

L’offerta di amore è risposta a un amore che ci precede; per questo diventa lode, lode di gloria al Padre.

Ripetiamo il nostro sì con perseveranza, e facciamo della nostra vita una liturgia di lode, come viene sintetizzato in quella bella preghiera che chiude le Lodi mattutine:

“Ti lodi, Signore, la nostra voce, ti lodi il nostro spirito, e poiché il nostro essere è dono del tuo amore, tutta la vita si trasformi in perenne liturgia di lode.”

Il grande sì di Maria ci richiama un altro grande sì, il sì di Gesù al Padre.

La Liturgia celebra questo grande atto di obbedienza e di amore di Gesù alla volontà del Padre, un sì che Gesù stesso ha preparato lungo la sua esistenza terrena vivendo ogni giorno per il Padre: “Il mio cibo è fare la volontà del Padre che mi ha mandato”; un’obbedienza che culmina nel mistero pasquale, quando Gesù decide di abbracciare anche la passione: “Padre, se possibile, passi da me questo calice; ma non la mia, ma la tua volontà si compia”, passione che culmina nelle parole di Gesù sulla croce: “Tutto è compiuto.”

Come possiamo vivere il nostro “sì”, il sì alla nostra vocazione? Come possiamo vivere il nostro “sì” nella chiamata alla vita comunitaria?

La prima lettura ci indica la via:

“Tutti questi erano perseveranti e concordi nella preghiera, insieme ad alcune donne e a Maria, la madre di Gesù, e ai fratelli di lui”.

San Giovanni Paolo II (nell’esortazione Novo millennio ineunte) scrive:

“C’è bisogno di un cristianesimo che si distingua innanzitutto nell’arte della preghiera, personale e comunitaria. La preghiera è l’anima della vita cristiana. La preghiera è il segreto di un cristianesimo veramente vitale, che non ha motivo di temere il futuro, perché continuamente torna alle sorgenti e in esse si rigenera”.

E sulla preghiera del Rosario diceva Mons. Pietro Margini, in un’omelia della domenica 7 ottobre 1984:

“Oggi dobbiamo domandare proprio questa grazia: di valorizzare il Rosario, di viverlo con grande devozione e con grande impegno; di vivere questo Rosario, perché è stato suscitato dalla grazia dello Spirito Santo nella Chiesa e porta incredibili frutti di bene.
Oh, sì, vogliamo che il Rosario rappresenti veramente un punto forte della nostra spiritualità, un punto sul quale basarci sempre, nei momenti lieti come nei momenti difficili.
Il Rosario! Il Rosario nelle nostre mani, il Rosario nel nostro cuore, il Rosario nel nostro tempo, il Rosario in quelle che sono le costanti linee di pietà che devono distinguere il nostro cristianesimo. Il Rosario!”

Ma la preghiera raggiunge il suo culmine nella liturgia. Sempre San Giovanni Paolo II, nello stesso testo, scrive:

“Il massimo impegno va posto nella liturgia, culmine verso cui tende l’azione della Chiesa e, insieme, fonte da cui promana tutta la sua virtù”.
“In molte regioni — scrive nell’anno 2001 — i cristiani sono, o stanno diventando, un piccolo gregge (Lc 12,32). Ciò li pone di fronte alla sfida di testimoniare con maggior forza, spesso in condizioni di solitudine e di difficoltà, gli aspetti specifici della propria identità. L’Eucaristia domenicale, raccogliendo settimanalmente i cristiani come famiglia di Dio intorno alla mensa della Parola e del Pane di vita, è anche l’antidoto più naturale alla dispersione. Essa è il luogo privilegiato dove la comunione è costantemente annunciata e coltivata.”

La comunione si costruisce a partire da questo dedicarsi all’arte della preghiera e all’arte della liturgia.

Ma, insieme alla preghiera e alla liturgia, c’è un’altra via alla comunione.

Negli Atti degli Apostoli viene riproposta più volte un’espressione: “stavano insieme attorno a un centro”. Chi era questo centro?
Questo centro che li teneva uniti era la presenza del Cristo risorto.

Come il Signore risorto, vivo in mezzo a noi, ci tiene uniti oggi? Qual è il dono e il servizio all’unità?
È il dono dell’autorità, cioè di un amico che, scelto dal Signore e dalla sua Chiesa, diviene segno della presenza di Cristo: colui che oggi ci conduce e ci tiene uniti, che nel presente ci dà la sicurezza e la certezza di camminare nella volontà di Dio.

Il nostro “sì” si traduce allora in un ascolto pieno di fede verso quell’amico che è investito di questa preziosa responsabilità. È il Signore stesso che ci conduce, scegliendo qualcuno per noi.

Così, infine, un altro dono a servizio della comunione ci è offerto nel ministero dell’assistente spirituale, nel servizio del sacerdote.

Così scrive Umberto Roversi nei Pensieri notturni:

“Il sacerdote porta Dio nella nostra vita, nelle nostre famiglie, nelle nostre comunità!
Da soli ci perdiamo, ci sediamo: la nostra vita spirituale, nel contesto odierno, tende a scivolare ai minimi termini. E così si spegne il motore di tutto e non gira più niente.
Il sacerdote è carburante per la nostra vita spirituale perché ci aiuta ad alzare lo sguardo verso l’alto, perché è per noi segno e presenza viva di Dio.”

L’arcivescovo Giacomo, nella lettera pastorale appena pubblicata, ha scelto per quest’anno un tema che ci riguarda da vicino:

“Non è bene che l’uomo sia solo. Il Vangelo della famiglia, via per una nuova evangelizzazione”.

Chiediamo allora al Signore, per l’intercessione della Beata Vergine del Rosario, di fare della nostra vita e della vita delle nostre famiglie una liturgia di amore e di lode al Padre, un Vangelo, un annuncio di gioia; chiediamo di vivere nelle nostre comunità e nella vita del nostro movimento una comunione che risplenda come luce di gioia e di speranza.

Prossimi appuntamenti

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