Il cammino d’amore tra cliche’ e ragioni di uno stile – Educazione all’amore

IL CAMMINO D’AMORE TRA CLICHÈ E RAGIONI DI UNO STILE

Questo libretto è una raccolta di appunti degli incontri di don Luca Ferrari al Movimento Giovani nel 2005 sul tema dell’educazione all’amore. Il percorso proposto  ai giovani del “Movgiovani” si è sviluppato in diversi appuntamenti negli anni 2004-2005 che si sono svolti con modalità diverse: incontri frontali, cineforum, confronti a gruppi.

Di seguito è riportato il primo paragrafo che introduce i contenuti della raccolta. In allegato il testo completo.

“Il cammino d’amore tra cliché e ragioni di uno stile”

Un cammino

Come la Samaritana, anche noi ci rivolgiamo al Signore per dirgli il nostro desiderio e la nostra sete di un amore vero, di un amore puro, di un amore inesauribile, quell’amore che scaturisce dentro di noi per dono dello Spirito.

Questo intervento segue e completa il discorso iniziato nei due incontri precedenti, in cui, a partire dalla visione del film “Elephant”, abbiamo cercato di capire la verità sull’amore, il senso dell’amore. Ma prima di interrogarci sulla moralità delle situazioni, dei gesti, dei pensieri e delle parole, destrutturando un po’ quell’abitudine consueta di incasellare tutto in buono o cattivo, abbiamo cercato di capire la verità, cioè il giusto o lo sbagliato. Questo il senso del primo intervento; mentre nel secondo abbiamo riflettuto sulla verità dell’amore inteso proprio come quella complessità che riguarda sia la dimensione sensoriale, sia la dimensione affettiva, sia quella volitiva e complessiva della persona. Questo, per sommi capi, è stato il percorso. Restava tutto un po’ smontato; mancava, infatti, tutta la parte più costruttiva. È il lavoro che ci rimane da fare. […] Che cosa ha dunque caratterizzato lo stile di don Pietro nell’affrontare queste tematiche?”

Mi sembra che la profezia di don Pietro ci aiuti oggi a ritrovare la dimensione dell’educazione all’amore, e possa anche rappresentare una sintesi molto importante che ci aiuta (e penso che tutti ne avvertiamo un po’ il desiderio) a superare quei clichèormai ripetuti, consueti e piuttosto noiosi nei quali si viene ad identificare il messaggio cristiano.

Ritengo che nessuna tematica colga così bene come l’educazione all’amore la centralità della questione della felicità o dell’infelicità, che è la questione fondamentale che muove ogni uomo nella ricerca; è quella sete che la Samaritana si accorge di avere e che cercava di placare passando da un’esperienza all’altra, senza trovare più il gusto di ciò che faceva o la fiducia di poter realizzare veramente qualcosa di grande. L’idea di don Pietro era quella che la vita cristiana riguardasse ogni uomo e ogni donna che ritrova in sé la domanda di felicità, quella domanda che in Gesù può trovare non solo il compimento formale, ideologico o semplicemente spirituale, macomplessivo, che coinvolge tutta la persona nei suoi progetti, nelle sue opere, ma anche nei suoi affetti, nei suoi sentimenti, nel suo corpo, nella sua anima. Da qui l’idea che si può diventare, anzi si può essere già, fin da ora, persone felici, capaci perciò di portare il vangelo (perché, altrimenti, non sarebbe credibile una buona notizia portata da dei musoni), solo se si impara veramente ad amare.

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