Esequie di Costantino Marini – Omelia di don Antonio Marini

Omelia nelle Esequie di Costantino Marini – 30.01.2021

“«E asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non vi sarà più la morte

né lutto né lamento né affanno,

perché le cose di prima sono passate».

E Colui che sedeva sul trono disse: «Ecco, io faccio nuove tutte le cose».”

(Apocalisse 21,4-5)

 

Questi pochi, ma intensi versetti che troviamo alla fine del libro dell’Apocalisse ci mostrano la meta del cammino cristiano, della nostra fede in Gesù, aprendo una finestra sul giardino eterno del Padre nel quale si rivela in pienezza la novità del suo amore. Ed è in questa novità che oggi, uniti e sostenuti dalla preghiera e dalla vicinanza di ognuno di voi, presenti e non, chiediamo a Dio di rendere partecipe Costantino.

Il lutto e la fatica del distacco sono forti, ma ancor più forte è la consolazione del Signore che si fa presente nella sua Parola, in particolare nei versetti citati, così come in tutti quegli attestati di affetto che sono arrivati e per i quali vi ringraziamo.

L’ultimo tratto del pellegrinaggio terreno di papà è stato faticoso, proprio come lo è l’ultimo pezzo di una salita in montagna prima di giungere alla vetta dopo una lunga camminata. È lì, alla fine, nel tratto tante volte più breve, ma che può sembrare il più lungo, che la stanchezza del cammino e della vita si accumulano e vengono fuori.

Sappiamo anche che in questo momento si vede la forza e il carattere di una persona. E noi, nel vedere il modo con il quale Babbo ha affrontato le sue vicissitudini, siamo stati edificati. Il pensiero che affiora di fronte a ciò è che un padre insegna sempre, anche, e forse soprattutto, quando è inconsapevole di farlo. Certo, non vuol dire perfezione, ma dice di un’anima che ama la vita, la famiglia e il Signore.

Cosa abbiamo imparato?

Abbiamo imparato la semplicità umile da chi l’ha acquisita e forgiata nell’obbedienza delle cose patite. Babbo ha tirato fuori, nelle sue sofferenze, l’inaspettata forza della docilità nell’accettare di aver bisogno di farsi accudire e curare dalla propria moglie, sempre al suo fianco, e dai propri figli.

Nella sua purificazione si è lasciato sostenere dalla presenza del Signore nella tanta e continua preghiera. Questa non è mai mancata nella sua vita, anche se a volte si esprimeva in forme apparentemente bizzarre, ma che testimoniavano un affetto vero a Gesù e parlavano di una profonda devozione alla sua cara Regina del Rosario, la Madonna di Pompei.

Attraverso di lui, abbiamo imparato che nell’affidarci a Maria non si sbaglia mai. Lei sempre ci custodisce, ci protegge sotto il suo manto materno nelle tempeste della vita per condurci al porto sicuro della nostra esistenza che è il suo Figlio Gesù.

Guardando alla forza della docilità e alla gemma della preghiera, chiediamo, nello Spirito di Dio, di tendere il nostro sguardo verso la novità che scaturisce dal cuore ferito e risorto di Gesù.

Desideriamo aprirci alla speranza che il Padre asciugherà ogni lacrima, curerà tutte le ferite, nella certezza che nella sua Misericordia con la morte il viaggio non finisce.

Ed è ciò che comprendiamo da una citazione de Il Signore degli Anelli nel dialogo tra il saggio Gandalf e Pipino, uno degli Hobbit, mentre parlano se la morte sia la fine oppure no. Dice Gandalf:

«Finita? No, il viaggio non finisce qui. La morte è soltanto un’altra via. Dovremo prenderla tutti. La grande cortina di pioggia di questo mondo si apre e tutto si trasforma in vetro argentato. E poi lo vedi».

«Cosa, Gandalf? Vedi cosa?» Chiede Pipino.

«Bianche sponde, e al di là di queste, un verde paesaggio sotto una lesta aurora». Risponde il bianco Stregone.

Pipino attesta: «Beh, non è così male».

«No. No, non lo è». Conclude Gandalf.

La morte è una via che fa parte della vita, è un appuntamento al quale ci si arriva con più o meno travagli e forse mai pronti, ma rimane un passaggio. Si, perché la morte non è la fine! È quel ultimo atto che, se vissuto in Gesù, ci spalanca le porte del giorno nuovo ed eterno della risurrezione, illuminati dalla lesta aurora della grazia divina.

In questo giorno in cui presentiamo l’anima di Costantino chiediamo al Padre che, nel fuoco dello Spirito purifichi i peccati, le mancanze di questo suo figlio e che, preso per mano da Maria, Regina e Madre del Cielo, sia accompagnato nel giardino del Paradiso per vivere per sempre in Cristo, il Signore della vita.

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