Santa Messa di esequie di Ernesta Guidetti in Onfiani,
2 maggio 2025 – Venerdì della II settimana di Pasqua
Omelia don Luca Ferrari [1]
At 5,34-42; dal Salmo 26; Gv 6,1-15.
Per quanto lunga e sazia di giorni possa essere una vita, nel momento in cui si specchia nell’eternità è incomparabilmente breve. Ma è proprio questo, ciò che abbiamo vissuto nella libertà nella quale il Signore ci pone, che offriamo al mistero di Dio nella luce eterna.
Cosa deve fare una persona, se riconosce che Dio vuole entrare nella storia, nella sua storia e gli parla? Cosa può rispondere? Le parole più adeguate ce la suggerisce il salmo responsoriale, con cui tutti abbiamo corrisposto alla parola del Signore: “Una cosa sola ho chiesto al Signore, questa sola io cerco: abitare nella casa del Signore tutti i giorni della mia vita, per contemplare la bellezza del Signore e ammirare il suo santuario”.
Cosa può desiderare di diverso chi incontra Dio? Non è un’esagerazione, è semplicemente la risposta più umile e intelligente che possiamo offrire alla nostra stessa vita quando è visitata da Dio: desidero solo stare con Te, desidero abitare la tua casa, sempre; e riconoscere che in questo è il paradiso, il luogo dove tu mi hai voluto, chiamato, amato, custodito.
Se questa è la vocazione di ogni cristiano, allora ognuno riconosce ciò che accade come un dono della provvidenza di Dio; non è un artificio intellettuale, non è semplicemente una vacua e indimostrata speranza. In ogni avvenimento è Dio che guida, in ogni piega della nostra giornata è lui che continua a visitarci. Non c’è un altrove, prima o dopo, dove desideriamo essere; lì, dove il Signore ci chiama e ci visita, possiamo sperimentare la potenza del suo amore per noi, per ciascuno di noi.
Questo stentiamo ad accettare fino in fondo: che la nostra vita, proprio questa, proprio in questo modo, sia quel luogo dove il suo volto risplende, dove la sua generosità fa vivere.
Penso a questa pagina di Vangelo, che ben conosciamo, non come semplicemente un iperbole dove vale la pena soffermarsi sui dettagli. C’è un’esperienza che in fondo esprime adeguatamente, perfettamente quello che abbiamo ascoltato, questa moltiplicazione dei pani per la quale bastavano quelle poche cose che qualcuno aveva con sé per sfamare tutti.
Ciò che qualcuno ha con sè, che il Signore gli ha dato, è davvero cibo che può sfamare le moltitudini, centinaia e migliaia di persone. In quanti possono proprio dire di aver ricevuto nell’incontro con una maestra, con un’educatrice, un insegnamento, cioè un segno che è entrato dentro e che è rimasto tutta la vita! Indelebile. Davvero non possiamo, non sappiamo misurare quello che avviene in un cuore quando ci è affidato il compito educativo. Eppure proprio così avviene! I tempi li conosce Dio, i modi sono i più imprevedibili, ma quel seme spesso fiorisce e porta un frutto sovrabbondante, a sua volta capace di nutrire e sfamare le persone. È così che fiorisce la vita umana sulla terra, è così che la vita di Dio mette le radici profonde nella storia degli uomini, attraverso coloro che si fanno discepoli e si trovano come investiti, chiamati a diventare a loro volta collaboratori dell’opera creatrice e redentrice di Dio.
C’è un dettaglio, che forse possiamo riconoscere perché appartiene indubbiamente a questa generazione: “Raccogliete i pezzi avanzati”. Chi è cresciuto nel pieno della fioritura economica (oggi viviamo in un’epoca molto diversa!) sapeva far tesoro di tutto, non sprecare nulla, custodire, conservare e mettere a frutto tutto quello che il Signore donava, anche ciò che appariva superfluo, perché la provvidenza va accolta in un modo previdente. Non significa un abbandono passivo allo scorrere degli eventi sia pure nella certezza che è Lui ad accompagnare, significa essere consapevoli davvero che tutto è un tesoro, anche e forse soprattutto (e facciamo più fatica ad accettarlo) ciò che ci appare perduto, inutile.
Ecco perché allora, venendo a noi e comprendendo come siamo parte di questa storia straordinaria di salvezza, anche oggi possiamo proprio dire che abbiamo visto nella vita di Ernestina questa fiducia, questa generosità nel condividere i doni che il Signore le aveva fatto: suoi personali, quelli della sua famiglia. Non è strano, d’altra parte, anche Gesù l’aveva prefigurato a Pietro, che il passaggio più difficile è stato quello di smettere di servire per accettare di essere serviti. Anche questo può essere un passaggio fecondo, faticoso – certo! -, ma provvidenziale, perché non accada che ci dimentichiamo che davvero non solo da lui tutto viene e riceviamo, ma anche a Lui tutto ritorna, anche il bene che consentiamo agli altri di esprimere nei nostri confronti. E penso alla fecondità del momento di bisogno che riunisce saldamente, profondamente, tutti i familiari in un’unica carità, quella carità che è frutto, segno del sacramento ricevuto dagli sposi e che si dilata, non si ferma a chi l’ha ricevuto.
Un’ultima parola la traiamo molto volentieri anche da questa prima lettura. L’infrangibilità di una fede è propria di chi? Non so se il carattere possa o meno aiutare nella modalità della nostra adesione, della nostra fedeltà; non so nemmeno se gli studi possano contribuire a questo. Certo è la radicalità e la totalità della fede che sostiene ogni passaggio e conduce dritti alla meta. Forse un dono non riservato a tutti, ma certo noi lo vediamo in chi in questa integrità si presenta il Signore: non ha mai dubitato e non ha mai insinuato dubbi. Alle volte lo facciamo anche solo per avere una conferma, ma chiediamoci che cosa produce anche il nostro travaglio interiore, se non è posto nel cuore di Dio.
Succede perciò che proprio a causa di questa fiducia succede che si diventi elementi che il mondo non sempre apprezza e riconosce come suoi. Ci sono state stagioni, fortunatamente passate, nelle quali avere fede, testimoniare la propria fede, esprimere e imprimere nella storia dell’uomo la propria testimonianza costava una certa incomprensione, un rifiuto, qualche fatica.
Ma, indubbiamente, oltre a questo passaggio, ce ne sono altri che conosce chiunque abbia ricevuto una grande responsabilità e così è accaduto per il suo sposo. Non è sempre facile essere compresi e sostenuti. Persino rispettati. Immagino che ancor più difficile sia per una sposa vedere questa fatica, indubbiamente percepibile.
Cosa significano anche questi passaggi? Di nuovo, Gamalièle, con un’invidiabile saggezza, suggerisce di essere intelligenti: “Se è opera degli uomini, non sprechiamo energie; da sola si disgrega, si dissolve. Ma se è opera di Dio…”; ecco, proprio qui allora l’umiltà raggiunge il vertice della sua potenza ed efficacia.
“Lieti di essere stati oltraggiati”. Non è un’espressione malcelata di superbia o di superficialità. È proprio la gioia di aver saputo esprimere nella prova la propria adesione, la parola necessaria per tutti, una parola che è stata bandita perché in effetti spesso non capita. Ma quante volte prima del matrimonio ci si conferma proprio attraverso le prove, e nel matrimonio altrettanto! Ecco perché ancor più insieme possiamo rivolgerci al Signore di nuovo con questa stessa parola: “Una cosa sola ho chiesto al Signore, questa sola io cerco: abitare nella casa del Signore tutti i giorni della mia vita”.
[1] Appunti tratti dall’omelia di don Luca Ferrari, non rivisti dall’autore.
Santa Messa di esequie di Ernesta Guidetti in Onfiani,
2 maggio 2025 – Venerdì della II settimana di Pasqua
Parole introduttive al «Rito dell’ultima raccomandazione e del commiato»:
Abbiamo conosciuto la dedizione e il servizio totale che Ernestina ha riservato a Romano in tutta la sua vita fino ad ora, restandogli sempre accanto fino alla fine. Lei tenacemente ha desiderato di essere sepolta con l’abito nuziale, ritenendo che il suo sposo fosse semplicemente il sacramento dello Sposo che l’attende. Anche nel desiderio che abbiamo sentito esprimere, la benedizione che riserviamo a lei la vogliamo estendere a tutti gli sposi, perché riconoscano il senso grande della dignità della quale sono rivestiti come sacramento di quell’amore con il quale Dio vuole manifestarsi a tutti gli uomini attraverso di loro.
Santa Messa di esequie di Ernesta Guidetti in Onfiani,
2 maggio 2025 – Venerdì della II settimana di Pasqua
Introduzione
Nella gioia del mistero pasquale professiamo la nostra fede nella risurrezione e nella comunione dei santi. Ringraziamo e benediciamo il Signore per il dono di Ernestina, fedele fino alla fine alla chiamata alla santità che il Padre le ha rivolto attraverso don Pietro Margini.Il marito e i figli, grati per tutti coloro che le hanno voluto bene, chiedono che il Cristo risorto l’accolga per sempre nel suo abbraccio sponsale e conceda a noi tutti la grazia di essere uniti e di essere santi.
Preghiere offertoriali
- O Maria, intercedi presso lo Spirito Santo, perché scenda con abbondanza sui Cardinali riuniti in Conclave, renda visibile la loro unità e venga eletto il Successore di Pietro che confermi la Chiesa nella sequela di Cristo. Per questo preghiamo
- Ti ringraziamo Signore per il dono di Ernestina, per la sua fede e per la sua vita tutta dedicata ad abbracciare la propria vocazione. Nella giovinezza e nella maturità lo ha fatto con grande energia e generosità, nella vecchiaia con la preghiera continua. Sempre a sostegno e al servizio del suo sposo. Accoglila in paradiso, dona a tutti noi la fede.Maria, affidiamo Romano alla tua protezione. Per questo ti preghiamo
- Grazie, Signore, per il dono della nonna Ernesta che, con la sua dedizione instancabile e il suo sostegno costante al nonno, è stata per noi un esempio di fedeltà. Affidiamo tutte le famiglie al cuore di Maria affinché riconoscano ogni giorno la bellezza della vocazione al matrimonio. Per questo preghiamo
- Grazie, Signore, per la docilità e l’umiltà esemplari con cui Ernesta ha saputo accogliere la malattia negli ultimi anni della sua vita, facendosi sempre più obbediente lungo la strada in cui tu la conducevi.Ti preghiamo per ciascun malato, perché l’esperienza del limite possa essere l’occasione di riscoprirsi amato da Te in modo speciale e sostenuto dalla vicinanza premurosa dei fratelli. Noi ti preghiamo
- Ernestina ci lascia una ricca eredità: l’esempio di una moglie, di una mamma che ha saputo spendersi con generosità; nel movimento Familiaris Consortio ha vissuto quella pienezza di vita che il suo cuore cercava.Preghiamo per le famiglie e i sacerdoti del movimento, perché nella fedeltà alla vocazione e attraverso la comunione possano tendere con coraggio alla misura alta della vita cristiana. Noi ti preghiamo
- Ti ringraziamo Signore per il dono delle scuole «immaginache», per chi insieme ad Ernestina ha investito energie e tempo per il bene dei più piccoli. Dona loro sapienza educativa e ricompensali come solo tu sai fare. Noi ti preghiamo
- La piccola comunità della Natività ringrazia il Signore e te, Ernestina, per l’amicizia che ci hai donato, per la tua grande generosità, per l’accoglienza fraterna che ci ha tenuto sempre uniti. Per questi doni ringraziamo e preghiamo
- “Vi ho amato molto con la fortezza di un padre che faceva fatica a nascondere la tenerezza di una madre”. Ti ringraziamo, Signore, per il dono della maestra Ernestina che, insieme a don Pietro Margini e ai nostri genitori, ha scelto di accompagnarci nei primi preziosi anni della nostra vita. La fede forte e generosa, che le hai dato, ha animato ogni suo giorno, ogni suo insegnamento. La ricordiamo con tanto affetto e la presentiamola fiduciosi a Te, perché Tu le doni la ricompensa che le hai preparato. Noi ti preghiamo