Cari amici,
la Pasqua ci riporta ogni anno al cuore della nostra esistenza e della nostra fede.
Qual è l’essenza del cristianesimo? A tale domanda chiunque abbia avuto un’esperienza religiosa potrà dare una propria legittima risposta. D’altra parte, se il cristianesimo viene osservato per così dire dall’esterno, il giudizio su di esso si fa severo: per qualcuno è riconducibile a un elenco di norme, se non assurde almeno antiquate; altri si soffermano su scandali e corruzione che purtroppo non mancano; altri ancora, pur riconoscendo il bene fatto da molti cristiani, non ne collegano l’origine alla fede, ma lo riducono a una qualche forma di volontariato filantropico.
Se riusciamo per un momento a eliminare tutti i condizionamenti culturali, tutte le più diverse esperienze devozionali, le dispute teologiche, filosofiche e liturgiche, che cosa rimane del cristianesimo? A ben guardare gli scribi hanno rivolto a Gesù una domanda molto simile: “Qual è il più grande dei comandamenti?” (cfr. Mc 12,28-34; Mt 22,34-40).
All’inizio del suo ministero il Signore affida alle parole di Isaia la descrizione della sua consacrazione e della sua missione tra gli uomini: “mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi” (Lc 4,18). Più volte nel corso di quest’anno abbiamo riconosciuto come l’uomo, rivendicando il diritto alla propria sovrana autosufficienza, faccia fatica a riconoscersi povero, cioè mendicante da un altro e in ultima istanza da un Altro; come si senta non prigioniero ma libero, in tanto in quanto riesce ad assecondare anche ogni più capriccioso desiderio; e di come sia scomparso il senso del peccato, perché è scomparso il Legislatore e con esso la Legge, naturale e divina.
Allora per quale porta, o per quale fessura, può penetrare oggi l’annuncio del Vangelo?
In realtà tutti i sogni di progresso, di benessere illimitato, di pace duratura che presuntuosamente l’uomo credeva di poter realizzare da solo, si infrangono miseramente contro gli scogli della sempre più drammatica attualità, così descritta da Benedetto XVI: “Mettiamoci di fronte all’incredibile sporca quantità di male, di violenza, di menzogna, di odio, di crudeltà e di superbia che infettano il mondo intero. Questa massa di male non può essere semplicemente dichiarata inesistente, neanche da parte di Dio”. (1)
In apparenza Dio è sconfitto, estromesso, e la scena di questo mondo è in balia del tentatore.
Spesso sentiamo dire: «Se esistesse un Dio non permetterebbe tutto questo!» Nulla di nuovo rispetto al sarcasmo di chi gridava sotto la croce: “Aspettate, vediamo se viene Elia a farlo scendere” (Mc 15,36).
Ma è proprio qui, dove Egli appare sconfitto, che quel sacrificio assume valore salvifico: prende su di sé i nostri peccati, le nostre sconfitte, malvagità, umiliazioni e tutto il dolore del mondo. Prende su di sé tutto ciò che al nemico fa orrore, perché è da lì che passa la salvezza. È per questo che la nostra umanità, per quanto miserevole, può essere associata e addirittura dare compimento al Suo sacrificio (cfr. Col 1,24): “Il Cristo non ha preso la croce per sé solo lasciandoci la pace del mondo e la rendita del suo sacrificio. Noi siamo in lui, e di lui e lui stesso, essendo sue membra. Egli regna in noi con il legno”. (2)
Quanti amici in questi anni ci sono stati di esempio, testimoniando nella sofferenza la comunione con il Signore! Sono il lievito di un mondo nuovo, il seme che unito a Cristo porta molto frutto.
Il sangue degli agnelli sugli architravi e gli stipiti delle porte salvò il popolo eletto e consentì l’inizio del cammino verso la terra promessa. Dopo la resurrezione dell’Agnello la Chiesa che è il Suo Corpo ha il compito di segnare ogni spazio, perché diventi luogo di salvezza. Lo fa con l’acqua del Battesimo, con la preghiera liturgica e la celebrazione eucaristica, con la testimonianza dei santi, con la gioia delle comunità, il dono dei vergini, la generosità dei missionari, l’amore delle famiglie e con la vita offerta di ogni cristiano. Anche con la nostra vita.
Che la luce di questi giorni ci renda sempre più consapevoli del tesoro che ci è stato affidato!
Buona Pasqua
(1) Benedetto XVI, Che cos’è il cristianesimo, Mondadori, Milano 2023, p. 90.
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