Omelia 12 Luglio 2020, XV Domenica del tempo ordinario, don Benedetto Usai

Omelia XV Domenica del Tempo Ordinario, 12 Luglio 2020

Il seme è la parola di Dio, il seminatore è Cristo: chiunque trova lui, ha la vita eterna. (Cfr. Mt 13,19.23)

Accresci in noi, o Padre, con la potenza del tuo Spirito. la disponibilità ad accogliere il germe della tua parola, che continui a seminare nei solchi dell’umanità, perché fruttifichi in opere di giustizia e di pace e riveli al mondo la beata speranza del tuo regno.

Don Oreste Benzi commenta così: ‘Il seminatore esce a seminare e una parte del seme cade sulla strada. Secondo voi l’ha buttato apposta o gli è caduto per caso? L’ha buttato apposta’… e parlando dei giovani aggiunge: ‘C’è della gente che dice che non bisogna seminare sulla strada… ma cosa vuoi risparmiare, lascia perdere! Bisogna essere missionari, andare da tutti, da tutti…Quando sono andato in una discoteca un ragazzo appena entrato mi disse: «Padre, mi confessi, son dieci anni che non mi confesso più». «Dai, vieni!». «Ma lei mi confessa proprio qui in discoteca?». «Certo! È qui che li hai i peccati!». E dopo mi ha detto: «Padre, se lei stesse qui, il 70% di quei ragazzi – erano 1200 – si confesserebbero stanotte». I giovani cercano Qualcuno, non qualcosa, e voi avete ricevuto il grande dono di annunciare quel Qualcuno!’. Spesso ci soffermiamo sul terreno che riceve il seme, cercando a chi rassomigliamo, per poi provare a mettere in atto delle strategie per diventare il terreno buono. Se leggiamo con attenzione questa parola, ci appare evidente che il Signore è più preoccupato di come accogliamo la parola rispetto  al terreno che siamo. Il seme è Lui, che si dona con abbondanza a tutti, pur sapendo che a volte siamo la strada, altra volte i sassi e altre ancora le spine. Si scandalizza per questo? No, Lui continua a seminare, sollecitando la nostra coscienza a togliere quel telo impermeabile che fa scivolare via tutto. Ripartiamo dal terreno che siamo, sapendo che come la ‘creazione soffre le doglie del parto’ anche noi ‘che possediamo le primizie dello spirito, gemiamo interiormente aspettando l’adozione a figli, la redenzione del nostro corpo’. In altre parole anche noi non siamo arrivati alla situazione definitiva ma aspettiamo che la pienezza dell’adozione a figli di Dio si manifesti in tutta la sua completezza. La creazione nuova portata da Cristo, passa attraverso tutti i terreni, e per la potenza di quel germoglio che è stato impiantato in ciascuno in virtù del nostro Battesimo, cresce fino a mostrarsi al mondo come la vita nuova del Cristo risorto.

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