Omelia 14 Luglio 2019, don Benedetto Usai

Omelia 14 Luglio 2019, XV Domenica del Tempo Ordinario, 14-07-2019

Chi è il mio prossimo? Chi è il più prossimo di me stesso? Sono io. Tutte le parole di Gesù hanno un destinatario di cui spesso ci dimentichiamo. Non sono gli altri, siamo noi e sono io. Il Signore parla a me, mi permette di rileggere me nella parola che pronuncia e di ritrovarmi in verità in tutto quello che sono. ‘Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui’. Posso farmi vicino, fasciare le ferite, versare olio e vino e prendermi cura degli altri se prima non lascio che il Signore lo faccia con me? Chi sono io per fare tutto questo? Ho le stesse ferite, sono il primo ad avere bisogno di trovare conforto e di essere preso in carico da chi sceglie di caricarmi inerme e senza condizione.
‘Tutto è stato fatto per mezzo di Lui e in vista di Lui’. C’è una lingua, che non ha bisogno di corsi prolungati per essere imparata, perché ci viene regalata nella vita di tutti i giorni: è la lingua del Padre. Riconosciamo la voce, la capiamo senza sforzo e ne rimaniamo attratti. Gesù è l’interprete perché Lui è la forma dell’uomo, la sua Vita è anche la nostra. Tutto di me aspira a quell’incontro, cerchiamo la vita anche quando scegliamo la morte perché ‘tutto è stato fatto in vista di Lui’. ‘Sono talmente felice che non potrei chiedere di più, morirei anche ora’ – mi diceva una giovane qualche giorno fa. Non è questa la potenza di vita che ci è stata consegnata? Una Vita che non teme la morte. Il Signore ci ama così.

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