Li amò sino alla fine. Omelia Don Pietro Margini Giovedì Santo

Omelia Giovedì Santo

Sant’Ilario d’Enza, 15/04/1976

Es 12, 1-8. 11-14; 1 Cor 11, 23-26; Gv 13, 1-15

Noi questa sera vogliamo entrare nel mistero dell’amore del Signore. Mai ha amato come dando l’Eucarestia. L’Eucaristia si inserisce nella gloria della sua passione e della sua morte, è questa passione e questa morte che si rinnova misteriosamente tutte le volte che si celebra la Messa: il Signore è con noi, per darci il frutto del suo sacrificio supremo. L’Eucaristia è il sacrificio della salvezza per tutti, dato a tutti, dato in una facilità inimmaginabile; è l’incontro del Signore, nel suo mistero supremo di morte, con ogni anima. Ogni anima di ogni tempo, di ogni generazione potrà avvicinarsi a lui, potrà essere un’unica cosa con lui, potrà sentire che Gesù è il suo Gesù, potrà sentire, che in un misterioso scambio di amore, il Signore vuole cambiarci, vuole trasformarci, vuole rendere i nostri cuori così duri in cuori pronti a tutte le esigenze dell’amore. 

Ecco perché questa sera è una sera di commozione, di grande commozione, quando pensiamo che questo mistero eucaristico si ripeterà per sempre, fino a che egli non ritorni; si ripeterà per sempre e noi lo abbiamo quotidianamente nella nostra esperienza. 

Stasera è una sera di commozione, proprio perché sentiamo questa pienezza di grazia e questa pienezza di amore, che ci arriva attraverso il mistero Eucaristico. Questa sera il Signore ha istituito l’Eucaristia e ha istituito il Sacerdozio perché dia l’Eucaristia. Il sacerdote è un’unica cosa con l’Eucaristia, è deputato a questo. L’identità del sacerdote si trova solo in questo mistero di consacrazione e di donazione. Il mistero del sacerdote è mistero di dono, proprio perché è dato nell’Eucaristia e per l’Eucaristia: “Fate anche voi questo, fatelo in memoria di me” (cfr. Lc 22, 19). Nell’Eucaristia allora si realizza tutta la carità della Chiesa, perché è proprio dall’Eucaristia che viene la salvezza, è dall’Eucaristia che noi possiamo chiamarci figli di Dio, infatti ogni sacramento parte dall’Eucaristia e tende all’Eucaristia. È la sua Chiesa che nasce, la Chiesa dei redenti, la Chiesa dei figli di Dio. Ed è proprio nel discorso dell’ultima cena che Gesù ha accennato in una maniera forte all’esigenza del nostro amore fraterno. “Amatevi come io vi ho amati” (cfr. Gv 13, 34). “Oh, Padre, che essi siano una sola cosa come tu ed io siamo una sola cosa” (cfr. Gv 17, 11), amore elevato a testimonianza suprema: “Da questo conosceranno che siete miei discepoli, se vi amerete” (cfr. Gv 13, 35). Ecco, con tutta l’anima, con tutte le nostre capacità dobbiamo apprendere questa lezione, la lezione del suo amore, di questo dono a tutti, di questo dono che non si è fermato ai sacrilegi, che non si è fermato alle profanazioni, che non si è fermato a quella freddezza e a quella indifferenza, che circonda la celebrazione della Messa e il tabernacolo. Non si è fermato e ci ha detto: anche voi non fermatevi.

La vostra carità sorpassi tutti, sorpassi ogni divisione, sorpassi ogni difetto, sorpassi quelli che sono i limiti della vostra umanità. Io vi ho voluto bene, vogliatevi bene.

È così che stasera noi raccogliamo il suo insegnamento nell’umiltà come ha fatto lui: ha lavato i piedi ai suoi apostoli, nella generosità per cui il mistero che ricordiamo stasera è il mistero che vogliamo vivere in ogni Messa. Per questo vogliamo la nostra partecipazione (al suo uniamo il nostro sacrificio) all’universalità della carità: non ha escluso nessuno e ha chiamato Giuda anche nell’atto del tradimento, lo ha chiamato amico, perché ognuno di noi si apra ad ogni esigenza di comunicazione e di fraternità. Raccogliamo, raccogliamo con tutta la fede. Sentiamoci Chiesa nell’Eucaristia, sentiamoci sacerdoti nell’Eucaristia, sentiamoci evangelizzati ed evangelizzatori nell’Eucaristia, sentiamoci così stasera in una unità grandissima. Ognuno di noi senta che, per non tradire, è necessario amare con tutte le forze, che, per non sciupare, è necessario raccogliere anche i frammenti. Ognuno di noi si senta così pienamente investito, investito di una grazia, investito di una missione, investito di una grande cosa, per la quale è giusto dare anche tutta la vita.

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