Omelia della Solennità dell’Immacolata, 8 dicembre 2019

Omelia Solennità dell’Immacolata 2019, 8 dicembre

Mi raggiunge questo pensiero, provo a dargli un senso compiuto, perché intuisco che possa essere di aiuto anche ad altri.
Non essere apprezzati, considerati, riconosciuti: questa è la nostra paura più intima, che si insinua senza clamore e con tante promesse, spesso in modo subdolo e fuorviante. Può diventare un lasciapassare ad una delle forme di difesa più arroganti e disumane, la stessa di chi si ostina a cercare la luce dentro un cespuglio di rovi: viviamo ogni cosa sotto il faro abbagliante del nostro spietato giudizio, siamo sempre alla ricerca di una affermazione personale, e rifiutiamo in anticipo il pensiero di non essere all’altezza; perché se questo si verifica, è la fine, la morte di ogni speranza. Questo si chiama peccato, la volontà ferita di autoaffermarsi per compiacersi, con la deriva certa di rimanere soli nella propria solitudine…
Poi, con la forza che solo il Signore è capace di dare, mi fermo ad ascoltare il Vangelo di questa solennità, e ne esco letteralmente rinfrancato: ‘Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio’. Viviamo ogni giorno, nell’attesa di ricevere lo stesso annuncio, che sostenga la nostra offerta e ci sia di conforto in ogni prova. La Santa Vergine è la prima creatura che il Padre ha scelto come la sua Casa, per ricacciare all’inferno la paura di una morte disperata, e dare corpo a ciò che è scritto a caratteri indelebili nel cuore di ogni uomo: Gesù Cristo, figlio di Dio, prediletto del Padre. Ogni anelito di vita lo chiama, ogni croce lo cerca, ogni desiderio di bene lo convoca. Maria, Madre della nuova umanità, intercedi per noi la vocazione del tuo Figlio.

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