Omelia I Domenica di Quaresima – ANNO C, don Pietro Margini

Omelia I Domenica di Quaresima. Accompagnati  dalle parole di don Pietro Margini (1917-1990), per vivere con frutto questo tempo prezioso.

Dt 26, 4-10; Sal 90; Rm 10, 8-13; Lc 4, 1-13.

 “Fu tentato dal diavolo” e fu tentato per noi, e fu tentato per darci la certezza di quello che è la vita: la certezza del combattimento e la certezza della vittoria. Lui è venuto per insegnarci tutta la condotta di vita e qui dobbiamo meditare esattamente e profondamente quelle che sono le dimensioni del nostro esistere. Non si dà per un cristiano vita placida. Non si dà per un cristiano una indifferenza glaciale. Per il cristiano c’è sempre combattimento, c’è lotta. Il cristiano deve, nella vita, superare molte prove per potere essere premiato. Come dice ancora San Paolo: non sarà premiato se non chi ha combattuto. Dobbiamo saper combattere. Perciò non farci illusioni. Se ci sono dei tempi più tranquilli e degli altri più agitati, non manca mai la tentazione. Come ha tentato il capo, Gesù, così tenta noi che siamo sue membra e ci tenta in tutti i modi, sotto tutti gli aspetti, anche gli aspetti di bene, anche gli aspetti di gloria di Dio.

Proprio come Gesù. Non manca mai la tentazione.

Perciò noi dobbiamo prefissarci con chiarezza la nostra linea di condotta: restare sempre al posto di combattimento, non smobilitare mai. E come riuscire a vincere? Come, quando si moltiplicano le prove e i dolori e le tentazioni? Lui, Gesù, ha vinto per noi ed è con la confidenza, con l’abbandono grande di confidenza, è lasciandoci guidare come Lui dallo Spirito che riusciamo ad ottenere vittoria e a passare così, di tempo in tempo, questo combattimento per la vita eterna.

Dobbiamo sentirci fortemente interrogati. Come resisto alle tentazioni? Quali sono le tentazioni che particolarmente in questo tempo urgono all’anima mia? Quali sono? L’insidia viene da un apparente bene? Cerchiamo sempre, unicamente e solamente la volontà di Dio?

Il tempo di Quaresima è un tempo in cui dobbiamo discutere ancora meglio della nostra coscienza. Dobbiamo guardare quali sono le cose che ci impediscono un reale progresso di bene, un’affermazione viva e forte dell’amore di Dio.

Noi dobbiamo porci davanti al Signore con uno spirito grande di collaborazione: collaborare alla sua grazia, essere impegnati generosamente, giorno per giorno, a fare quelle opere buone che il Signore domanda da noi. Porci, cioè, in una disposizione di lavoro, di impegno e non meravigliarci delle difficoltà che incontriamo, dei pericoli che corriamo: sarebbe un’imperdonabile ingenuità!

Dobbiamo, giorno per giorno, fare quanto sta in noi, allungando la mano a Lui, lasciandoci guidare dalla sua misericordia per fare della nostra vita la buona testimonianza di amore.

“Voi mi sarete testimoni” (At 1, 7-8), sì! Testimoni soprattutto di questo amore, di questa fedeltà, di questa ricerca, di questa generosità espressa in tutti i momenti. Noi manifestiamo il nostro amore soprattutto nei momenti difficili. È facile invece credere di dimostrare l’amore di Dio quando le cose vanno tutte secondo la nostra volontà. “Sia fatta la tua volontà”, invece, dice il Padre Nostro, “come in cielo, così in terra” (Mt 6, 9-13). Desiderio di fare la volontà di Dio, desiderio di scuoterci dalle nostre pigrizie, dalle nostre indifferenze, dalle preghiere mediocri, dalle Messe ascoltate così con distrazione, da tutta quella corona di cose che costituisce la nostra mediocrità.

La Quaresima ci invita, la Quaresima ci sprona, la Quaresima ci dice: segui Gesù, combatti, dà gloria a Dio e farai di te un’anima che saprà diffondere l’amore del Signore anche agli altri, a quelli soprattutto più bisognosi.

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