Omelia V Domenica di Quaresima – ANNO C, don Pietro Margini

Omelia III Domenica di Quaresima. Accompagnati  dalle parole di don Pietro Margini (1917-1990), per vivere con frutto questo tempo prezioso.

Is 43,16-21; Sal 125; Fil 3, 8-14; Gv 8, 1-11

La nostra conversione quaresimale deve sempre di più prendere forza. Oggi, dall’episodio evangelico, viene considerata la conversione dall’impurità, particolarmente dalla sconsacrazione delle famiglie.

“Il Signore non vuole la morte del peccatore ma che si converta e viva” (Ez 33, 11) e certo il Signore salva quella donna dall’uccisione decretata per legge. Però la sua parola è altrettanto autorevole quando dice: “Va’, d’ora in poi non peccare più” (Gv 8, 11).

Gesù condanna qualsiasi profanazione della famiglia: la famiglia è in un disegno meraviglioso di Dio. La famiglia deve attuare il piano di Dio perché il Signore ha voluto che la famiglia della terra fosse un segno della famiglia che c’è nel cielo, della Trinità e quell’amore e quella gioia che c’è nella Trinità fosse ben significato dall’amore e dalla gioia che vi dev’essere in ogni famiglia.

Ecco perché noi dobbiamo pregare per tutte le famiglie. Noi lo sappiamo, il Signore ha voluto che la famiglia fosse caratterizzata prima di tutto dall’unità: una famiglia unita perché l’amore unisce e i componenti di ogni famiglia devono così amarsi da saper superare le loro particolari difficoltà, difficoltà di carattere, difficoltà di modi di vedere, difficoltà che nascono nelle circostanze più svariate della vita; perché, essendo la vita una prova, anche le famiglie hanno di conseguenza delle prove, hanno cioè delle situazioni in cui ci vuole tanta buona volontà per superare tutte le particolari divisioni.

Il secondo segno che il Signore ha voluto nella famiglia è l’indissolubilità cioè la famiglia unita deve stare sempre unita, perché l’amore per sua natura è per il sempre, non è a termine. Nella famiglia indissolubile noi vediamo una precisa volontà di Dio. Quando gli apostoli presentarono al Signore la questione Gesù disse: “Non separi l’uomo quello che Dio ha unito” (Mc 10, 9).

Il Signore la famiglia l’ha voluta così, come una traduzione della volontà di Dio: Dio non fa la famiglia per dividerla, Dio fa la famiglia per tenerla unita e tanto unita da superare tutte le particolari difficoltà. Ve ne sono sempre e ci vuole tanta buona volontà ma questa buona volontà è indubbiamente questo esercizio di virtù, di bene, di merito.

La famiglia unita, la famiglia unita per sempre, la famiglia nella quale interviene Dio per consacrare un amore e renderlo inscindibile!

E terzo elemento: il Signore ha voluto che la famiglia avesse anche una missione sociale: ha voluto che la famiglia sentisse sempre di più e sentisse con sempre maggiore forza che ha un compito sociale di amore, di verità di testimonianza. La famiglia non si deve concepire come una cosa staccata a sé, la famiglia si deve sentire come una parte della comunità civile, come una parte della comunità ecclesiale. La famiglia ha un compito dunque che non si risolve solo in se stessa ma che è di propulsione e di santificazione.

Ecco perché ognuno di noi ha un compito allora nella propria famiglia ma ha anche un compito verso le famiglie degli altri: ha un compito per sé che si risolve nell’amore e nell’aiuto vicendevole; ha un compito per gli altri che si risolve in un aiuto e in una comprensione e in un sostegno.

Tutti noi dobbiamo collaborare e cooperare al bene: dobbiamo pregare, dobbiamo impegnarci perché le nostre famiglie siano sane e siano sante, dobbiamo far sì che in ogni nostra famiglia ci sia veramente un chiaro impegno, una chiara sensibilità, una volontà precisa per sentire sempre di più tutta la vita della Chiesa e dare il proprio contributo.

Quante famiglie abbiamo dissacrate dall’impurità, quante famiglie devono lamentare divisioni e tristezze: di quelle divisioni, di quelle tristezze che incidono così profondamente perché manca una vera fedeltà perché si manca nell’unità e mancando nell’unità si desidera l’evasione, si desidera ciò che l’egoismo suggerisce di più. L’impurità è la vera desolazione delle nostre famiglie.

È necessario che si guardi sempre a superare se stessi, ad essere forti di fronte alle tentazioni e ai pericoli che la nostra società mette così frequentemente. Noi dobbiamo collaborare rendendo la società migliore: noi dobbiamo contribuire impegnandoci perché in ogni nostra giornata ci sia più generosità, più fede, più testimonianza.

Alle famiglie dissacrate bisogna dare l’esempio di famiglie cristiane vive e operanti, ricche e generosi. Ecco perché dal Vangelo di oggi noi dobbiamo prendere nuovo motivo a collaborare al grande bene delle famiglie: perché crescano dei figli veramente adatti a costruire una società migliore, una Chiesa più forte e più operosa nel bene.

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