Omelia XVI Domenica del Tempo Ordinario – ANNO C, don Pietro Margini

Omelia XVI Domenica del Tempo Ordinario. Accompagnati  dalle parole di don Pietro Margini (1917-1990), per vivere con frutto questo tempo prezioso.

Gn 18, 1-10; Col 1,24-28; Lc 10, 38-42

La Liturgia oggi parla di ospitalità. Nella prima Lettura abbiamo ascoltato come fu molto ospitale Abramo e la sua ospitalità fu premiata perché diventò ospite del Signore. Nella seconda Lettura S. Paolo parla di un’apertura spirituale: un’ospitalità in un senso spirituale verso tutti quelli che sono nella Chiesa. Nel brano del Vangelo vediamo la casa di Betania aperta a Gesù, un’ospitalità gradita a lui per cui Betania è diventata il simbolo della buona accoglienza al Signore.

Vorrei che la nostra riflessione fosse ben particolare. Certo, è benedetta l’ospitalità, l’apertura della propria casa, l’accogliere coloro che hanno bisogno, di un bisogno inteso nel più largo senso.

Vorrei però che particolarmente ci fermassimo sulla nostra apertura agli altri come per continuare Cristo, continuare ciò che manca ai patimenti di Cristo, dobbiamo essere squisitamente caritatevoli.

Essere aperti vuol dire allora capire gli altri, vuol dire capirli nei loro pregi e capirli nei loro difetti, vuol dire aiutare gli altri, aiutarli nella misura del loro bisogno, nella misura della loro necessità non nella misura nostra, perché troppe volte constatiamo che l’egoismo ci fa velo agli occhi e questo velo ci impedisce di capirli e di aiutarli.

L’egoismo esplode nel peccato, nel peccato verso Dio e nel peccato verso i nostri fratelli. L’egoismo va combattuto, va combattuto in tutte le molte forme con cui si presenta a noi: va combattuto!

Un cristiano continua la missione di Cristo, il cristiano dimostra di capire il mistero di Cristo e di continuarlo nella Chiesa secondo esattamente questa carità, secondo questo dono che devo fare agli altri.

Sarebbe molto brutto che noi ci limitassimo a una devozione: che senso avrebbe, che significato esprimerebbe una cosiddetta devozione che mancasse della carità, di questa comprensione degli altri, di questa generosità pratica di ogni giorno?

“Una donna, di nome Marta, accolse Gesù nella sua casa”: noi accogliamo Gesù quando accogliamo gli altri, noi non accogliamo Gesù quando, in qualche maniera, discriminiamo gli altri, quando siamo amici solo con quelli che condividono le nostre idee, i nostri gusti, le nostre aspirazioni.

Dobbiamo accogliere Gesù così, come Gesù si presenta e Gesù si presenta in molte e molte maniere. Guardiamo di non respingerlo mai, guardiamo di accoglierlo con un cuore molto aperto e molto sincero: è così che noi progrediremo nella nostra fede, è così che daremo testimonianza.

Su questo è indiscusso che sta il primo nostro dovere, in questo sta la nostra testimonianza viva, in questo sta la nostra missione per realizzare la sua Parola, per essere in mezzo ai pagani una vera ricchezza, per essere in mezzo ai pagani una vera apparizione della sua figura, di Lui, di Cristo.

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