Omelia Solennità Ognissanti – ANNO B, don Pietro Margini

Omelia Solennità Ognissanti. Accompagnati  dalle parole di don Pietro Margini (1917-1990), per vivere con frutto questo tempo prezioso.

(Ap 7,2-4.9-14; Sal 23; 1Gv 3,1-3; Mt 5,1-12)

Oggi è una grande festa di gioia perché sottolinea la comunione che c’è nella Chiesa. Una comunione profonda con Cristo nostro Salvatore e con tutti i fratelli, sia quelli del cielo, sia quelli della terra. Siamo un’unica famiglia, riunita nel nome della Santissima Trinità, per essere di Dio la consolazione e la gioia, per ricevere da Dio quanto Lui nei suoi disegni ha stabilito.

I santi, quali amici, quali fratelli!

I santi, quali esemplari!

Essi sono veramente quanto di meglio ha prodotto il sangue di Cristo, sono i fiori germinati nel suo sangue, sono i fiori che danno il loro profumo per tutti tempi e per tutti i secoli.

I santi, come li dobbiamo amare!

Li dobbiamo amare perché sono gli uomini meglio riusciti. Anche umanamente, sono quelli che hanno fatto di più, che hanno fatto di meglio per l’umanità. Sono riusciti perché hanno accettato la Parola di Dio e hanno messo in pratica quello che il Signore voleva da loro. Sono i meglio riusciti e dobbiamo averli davanti assolutamente come modelli perché in ogni nostra condizione troviamo che è possibile imitarli, che è possibile tradurre la loro vita, che è possibile realizzare il regno di Dio.

Lo hanno realizzato loro, perché non lo potremmo realizzare noi?

Tante volte si cercano dei modelli tra i pagani e si esaltano coloro che, in qualche modo, hanno fatto degli esempi buoni. Noi i modelli li abbiamo, li abbiamo nei martiri che hanno sacrificato tutto: hanno rinunciato a tutto, hanno accettato anche di perdere la vita, sono diventati poveri, li hanno privati di tutto i loro beni, sono diventati sofferenti, è sembrato, agli occhi degli insipienti, che la loro fine fosse un fallimento: no! Sono stati l’esempio della fortezza, l’esempio del vero amore a Dio.

Hanno sacrificato sé stessi perché hanno saputo vedere in Cristo il tutto, hanno saputo vedere in Cristo la loro grande ricompensa. Sono esempi di fortezza, sono esempi invitti di costanza.

Abbiamo i confessori che hanno condotto una vita di preghiera e di carità: sono esempio del nostro dovere, fatto ogni giorno, fatto con umiltà e fede.

Vi sono le vergini che hanno consacrato a Dio la loro vita come un fiore illibato, hanno donato a Dio tutto il candore del loro cuore. Sono esempio di purezza e di santità.

Vi sono i santi pastori, i vescovi, che hanno saputo condurre il loro gregge con fortezza e generosità, che hanno sacrificato sé stessi per i loro fratelli; hanno saputo perfino dare sé stessi in pegno, sono diventati talvolta schiavi per amore dei fratelli.

Io voglio vedere in ognuno di noi questo entusiasmo per i santi, vorrei vedere in ognuno di noi il culto dei santi, l’amore generoso ai santi, perché non stanno in Paradiso dimentichi di noi. In Paradiso ci sono anche per noi.

Quante grazie, quanti favori, quanta soavità di vita cristiana possiamo ottenere per la loro intercessione! Erano potenti in vita e hanno fatto tanti miracoli, sono ancora più potenti nel Paradiso. Aspettano solo da noi la fede e la preghiera. Fede e preghiera che dobbiamo veramente saper esprimere sempre, particolarmente verso i nostri santi protettori, verso quei santi che sentiamo ancora più vicino a noi per una particolare ragione.

Oggi è la festa della santità: che cosa ci dicono i santi del Paradiso? Che conta niente tutto quello che passa, conta ciò che è eterno! Come loro miriamo al Paradiso, come loro tendiamo al Paradiso, come loro impegniamoci decisamente a fare il nostro dovere di ogni giorno. Come loro attuiamo nella nostra vita la carità verso tutti, cerchiamo nella nostra vita di essere sempre così pronti e attivi in ogni nostra occupazione: pronti e attivi per il Regno di Dio.

E allora quella che è la festa loro sarà la festa nostra, quella che è la condizione loro sarà la condizione nostra.

Un momento, sì un momento solo è la vita, e poi, l’eternità.

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