Omelia XXXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO B, don Pietro Margini

Omelia XXXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO. Accompagnati  dalle parole di don Pietro Margini (1917-1990), per vivere con frutto questo tempo prezioso.

Dn 7,13-14; Sal 92; Ap 1,5-8; Gv 18,33-37

La festa della regalità del Signore ci ricorda una grande realtà: la realtà che noi siamo suoi, Egli è il nostro Dio e il nostro Signore, Colui che ci ha salvati e ci ha redenti. Noi siamo suoi: questa parola ci deve riempire di tanta sicurezza e di tanta pace, ci deve riempire di gaudio. Siamo Suoi e nessuno ci può strappare dalle Sue mani, dalle Sue sante mani. Nessuno ci può strappare, né l’inferno, né il mondo, nemmeno le nostre passioni. Se stiamo con Lui e viviamo di Lui, il nostro trionfo è sicuro: è sicuro per tutta l’eternità.

E noi siamo orgogliosi di essere Suoi. “Io non mi glorierò di niente se non della croce del Signore” (Gal 6, 14), diceva san Paolo. Giustamente: ci dobbiamo gloriare della Sua croce, perché la Sua croce ci ha riscattati e ci ha liberati. Dobbiamo gloriarci non di una cosa nostra ma perché Lui è stato così buono, Lui ha pagato per noi. Noi non dobbiamo che vivere in conformità alla Sua parola.

Comprendiamo allora come questa festa è celebrazione dell’amore di Cristo così come abbiamo letto nella seconda lettura: “a colui che ci ama” (Ap 1, 5). Ecco, non ci ama in astratto, ci ama in concreto. Ama ognuno di noi e ci ama insieme come il suo popolo. Ci ama e perciò ci ha liberati dai nostri peccati con il Suo sangue, ci ha liberati dal peccato e da tutte le sue conseguenze, dal peccato cioè dall’orgoglio, dal peccato cioè dalla sensualità, cioè dalla tirannia della carne. Ci ha liberato dal cumulo del denaro perché il denaro invece di essere un mezzo della nostra relazione ne è diventato un fine. Ci ha liberato dalla morte perché noi risorgeremo. Ci ha liberato da tutti i condizionamenti che gli altri, nell’ingiustizia, vorrebbero porre sopra di noi. E ha fatto di noi un regno di sacerdoti, per il suo Dio e Padre: un regno. Il popolo di Dio un popolo regale, è un popolo che ha una missione sacerdotale: la Chiesa è per il mondo. Noi siamo non solo dei liberati da Lui ma vogliamo attuare la sua redenzione in pienezza; vogliamo collaborare con Lui all’avvento del Suo regno.

Quanto dev’essere allora il sentimento di gioia che alberga in noi! Quanto dev’essere piena la nostra sicurezza!

E perché si attui in pienezza questo Suo regno, rendiamoci disponibili. Forse in noi non c’è sempre la disponibilità piena, forse in noi ci sono delle resistenze, forse in noi cediamo qualche volta al male, forse in noi c’è poco entusiasmo, poco slancio, poca vitalità. Resistiamo al Suo regno quando ci lasciamo prendere dall’egoismo, resistiamo al Suo regno quando ci chiudiamo ai fratelli, resistiamo al Suo regno quando non poniamo la nostra opera per l’evangelizzazione, resistiamo al Suo regno quando non siamo operatori di pace, resistiamo al Suo regno quando preferiamo le cose scandenti e brutte alle cose trionfanti e belle del suo amore.

Rivedere in noi stessi la nostra precisa disposizione, rivedere in noi stessi quello che possiamo dare di più e di meglio a Lui. Rivediamo in noi stessi ciò che possiamo porre come omaggio alla Sua regalità.

Noi abbiamo una precisa posizione: come cristiani intimamente nel nostro cuore, come cristiani nell’affermazione dei principi suoi nella società, siamo ben responsabili. “Dunque tu se i re?”, gli chiedeva Pilato, “Sì, io sono Re” (Gv 18, 37). Poniamoci a disposizione del Suo regno per diventare dei santi perché il mondo ha bisogno di santi, perché tutta la carenza che c’è nel mondo si riduce a questo: sono troppo pochi i santi, troppo pochi i cristiani disponibili. E allora ci sono dei cristiani che fermano il regno di Dio, che sono inciampo al regno di Dio.

Ognuno di noi deve sentire l’ansia di essere un’artefice, un’artefice gioioso e attivo nel regno di Dio. Questa è la consegna che dobbiamo ricevere perché Cristo Re, nel fulgore della sua resurrezione, è in mezzo a noi, non è lontano da noi. Non lo dobbiamo immaginare solo nel cielo: Cristo è presente in mezzo a noi nella Sua Eucaristia, Cristo è presente nella Sua parola, Cristo è presente nella Sua opera. Cristo è con noi e, quando si è con Lui, che cosa può fare paura? Niente! Niente! Perciò, offriamoci con rinnovata disponibilità per essere veramente gli operai della sua vigna.

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