Saluto di Marco Reggiani e don Luca Ferrari in occasione della approvazione degli statuti rinnovati

Il 24 Aprile 2021, presso la chiesa di Sant’Alberto di Gerusalemme, il vescovo Massimo Camisasca ha approvato gli statuti della Comunità Familiaris Consortio e della Comunità Sacerdotale Familiaris Consortio. Si riportano di seguito i saluti di Marco Reggiani e don Luca Ferrari. In entrambi i casi si tratta di appunti utilizzati dai relatori a supporto del discorso. Per una comprensione più completa di quanto comunicato, si faccia riferimento al video dell’evento. 

Saluto di Marco Reggiani

Carissimi amici,

oggi è un giorno di festa e di ringraziamento. Ringraziamo il Signore per la nostra storia, per la nostra personale e comunitaria storia della salvezza, ben sintetizzata nel video che abbiamo visto. È Lui che ci ha condotto, benedetto con una rugiada di grazie ininterrotta, dal giorno in cui una giovane mamma ha offerto il suo bimbo all’altare della Madonna del Carmelo a Sant’Ilario, attraverso una serie di eventi, di provvidenze, di amicizie, di sacrifici, di dubbi e di scelte a volte difficili, di errori e di successi, fino ad oggi.

Lo ringraziamo per la santa Madre Chiesa, famiglia di Dio che intendiamo servire sempre di più, sempre meglio.Lo ringraziamo per la Chiesa di Reggio Emilia, senza la quale non saremmo ciò che siamo oggi. Al proposito non posso non ricordare con grande riconoscenza chi ci ha accompagnato e guidato in un dialogo serrato e fecondo nel percorso di riconoscimento, iniziato con Mons. Gibertini e proseguito con Mons. Caprioli e Mons. Ghizzoni fino alla prima approvazione dello Statuto.

Ringraziamo il Signore per il Vescovo Massimo che con paterna autorevolezza ci ha aiutato a portare a compimento questo lavoro indicandone – ormai più di un anno fa – anche il fine ultimo, vale a dire conservare e rafforzare la comunione e l’unità, cuore dell’eredità che abbiamo ricevuto.

Sono contento anche di poter esprimere qui il personale e comunitario ringraziamento a Romano Onfiani e don Luca Ferrari che hanno raccolto il testimone di don Pietro: è grazie a loro che è germogliato e fiorito quel seme, che è maturata in noi l’idea e la coscienza del Movimento che oggi noi tutti amiamo e che è diventato la nostra casa.

Se siamo arrivati in breve tempo alla festa di oggi lo dobbiamo in particolare a due amici, don Andrea Pattuelli e Maria Rita Casali, la cui perizia, tenacia e competenza è stata davvero insostituibile. Vi assicuro che questo loro impegno è solo un segno dell’affetto che portano a ciascuno di noi.

Caro vescovo Massimo, sono stati mesi di lavoro serio, e come sempre accade quando si guardano e riguardano testi alla ricerca della parola o della virgola ideale (e spunta la tentazione di chiedersi se abbia senso tanta “pignoleria”), è stato in un certo senso anche un periodo di aridità. Ma è stato anche il tempo in cui abbiamo verificato, concretamente, nella vita delle nostre famiglie e delle nostre comunità, che ciò che avevamo scritto nello Statuto mostra nel corso degli anni una validità che nel momento della sua stesura, o a una sua prima lettura, non apparivano con così evidente chiarezza. Sono sicuro che accadrà anche con quest’ultima revisione dello statuto con le importanti modifiche apportate la cui ricchezza verificheremo a partire da oggi.

Un’espressione consueta di don Pietro, al raggiungimento di qualche obiettivo era: “Siamo soltanto all’inizio”. Non perché si debba sempre partire da zero, proprio il contrario! Perché ogni traguardo corrisponde a una grazia, e ogni grazia richiede una generosa risposta di fede, di testimonianza, di missione. In questo senso allora diventa un bell’augurio che ci facciamo reciprocamente: Siamo solo all’inizio!

Saluto di don Luca Ferrari

Non è semplice esprimere con parole la ricchezza di una vita ed i tratti di un carisma. Inevitabilmente ogni sintesi sacrifica la realtà, ma è necessaria perché questa sia conosciuta e si accresca. Consacrazione, comunione e diaconia sono la declinazione dell’eredità che lo Spirito ha suscitato attraverso don Pietro Margini.

Tuttavia nessuna regola, per quanto ben configurata, garantisce nella fedeltà chi è chiamato dal Signore. Solo dall’incontro vivo, continuo con Lui, dalla disponibilità a seguirlo ovunque ci precede e dalla comunione tra noi scaturisce una fedeltà creativa. Chi segue il Signore con radicalità, si affida unicamente alla roccia della Sua Parola.

60 anni fa don Pietro ha indicato nella famiglia la culla di ogni vocazione e nel Matrimonio il sacramento dal quale ha origine la cellula della Chiesa: la Chiesa domestica.

E la piccola comunità è luogo dove la famiglia ed ogni vocazione trovano il respiro vitale, ad imitazione della comunità apostolica e della dinamica perenne della Chiesa.

Non è questa l’occasione per un bilancio del cammino, ma per il suo rilancio. Accogliamo volentieri la proposta di Papa Francesco in quest’anno dedicato alla famiglia: è per noi l’invito ad essere sempre più chiaramente impegnati per la Chiesa e con la Chiesa nell’evangelizzazione assieme al Santo Padre. Don Pietro Margini ci ha introdotti da tempo in questa consapevolezza e ci ha educati a vivere ogni vocazione come riflesso della santità di Dio per ogni uomo e donna.

Se è crescente l’evidenza della missione di chi crede alla famiglia, oggi, a causa delle profonde e rapide trasformazioni in corso, anche la comunità diventa una luce rara, un alito fresco di speranza per tutti, giovani e meno giovani.

Più che mai evidente è la sproporzione tra la missione che ci è affidata e le nostre forze.  Consapevoli di questo compito, rinnoviamo oggi con fiducia la piena disponibilità al Signore perché si compia anche attraverso di noi, come da un piccolo seme, il suo Regno. La testimonianza, l’educazione dei giovani, la prossimità a tante persone che incontriamo ogni giorno e l’accoglienza nel cammino, sono lo strumento ordinario del nostro apostolato.

L’impegno per la santità della famiglia e l’unità nelle comunità, sostiene nel cammino anche tanti fratelli e sorelle che condividono l’ideale e la missione in un’unica fraternità. In questi giorni molti mi hanno espresso la gioia di appartenere al nostro cammino, anche se non attraverso una piccola comunità. Non v’è dubbio che l’impegno reciproco dell’amicizia è esigente, ma ricco di frutti e sostegno per la speranza di molti, particolarmente i giovani e i più fragili.

Giunge così a compimento il desiderio di ricevere dalla Chiesa il riconoscimento per il Movimento Familiaris Consortio in un’unica Associazione nella quale confluiranno le comunità di famiglie, di vergini e di sacerdoti. Da oggi siamo ancor più responsabili del dono ricevuto per la Chiesa e per il mondo.

Grazie, dunque, a Lui che ci ha chiamati, al vescovo che ci ha confermati, a quanti hanno assunto le più grandi responsabilità e ai tanti che hanno collaborato con intelligenza, fede e dedizione.

Grazie a tutti per la fedeltà dimostrata in questi anni: come un’ancora che ha consentito di perseverare nella carità anche nei mari più agitati della storia del mondo e della Chiesa. Ed ancora oggi ci è chiesto di salpare, di osare nella fedeltà al dono ricevuto perché il seme che muore porti molto frutto.

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