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Attraverso l’esperienza dell’amore di Dio nella vita comune impariamo a vivere la capacità di ascolto e di accoglienza verso tutti.
Ognuno può sentirsi compreso, amato, aiutato a trovare il proprio posto nella
 chiesa. Statuto approvato 8 gennaio 2016

Foto don Pietro Adani

Responsabile

DON PIETRO ADANI

Fondatore

DON LUCA FERRARI

COMUNITA’ SACERDOTALE

Essere gli uni per gli altri un motivo di edificazione

COMUNITA’ D’AMICIZIA

L’amicizia è una palestra per imparare ad amare.

IN MISSIONE

Vi riconosceranno che siete miei.

CASA DI FORMAZIONE

Proponiamo di crescere fin da giovani nel dono di sè.

APPROFONDIMENTI

Salì poi sul monte, chiamò a se quelli che egli volle ed essi andarono da lui. Ne costituì Dodici che stessero con lui e anche per mandarli a predicare e perché avessero il potere di scacciare i demoni (Mc 3,13-15).

Nel settembre 1985, ancora vivente mons. Pietro Margini, un primo nucleo di giovani seminaristi inizia a vivere sotto la sua guida uno specifico cammino di vita comunitaria, all’interno di quello che don Pietro chiama “movimento delle comunità”. Dopo la sua morte gli stessi, divenuti sacerdoti, si pongono in modo più stringente la domanda circa l’eredità che hanno ricevuto dall’esperienza e dal testamento rivolto “alle comunità”. Si chiarisce in essi la necessità di individuare una modalità associativa tipicamente sacerdotale, che rimane in comunione con l’associazione di famiglie nell’ambito comune del Movimento. L’Associazione nasce da tale percorso a cui si sono aggiunti altri giovani che hanno maturato la medesima prospettiva vocazionale.

Si delinea progressivamente, attraverso successivi e coerenti avvenimenti, il percorso che ha portato alla configurazione attuale. Fondatore dell’Associazione è don Luca Ferrari.

Appare prezioso tra i sacerdoti coltivare un’autentica amicizia e una sincera condivisione, come segno e strumento di comunione con Dio e tra gli uomini. Il tratto dell’amicizia, vissuta come esperienza di grazia e di conversione, è una caratteristica dell’Associazione nella spiritualità di comunione: la particolare amicizia sacerdotale tra i membri dell’Associazione forma alla libertà, alla responsabilità e alla gratuità in ogni relazione, educa al rispetto e all’ascolto dell’altro, aiuta a riconoscere nell’uomo il mistero di Dio, accresce la gioia.

Lo stile è la comunità”: in questa espressione, ricevuta da mons. Pietro Margini, è indicato il cuore degli atteggiamenti interiori ed esteriori che caratterizzano i membri. Nessuna energia è risparmiata al fine di creare un clima di impegno personale e di comunione; questo non è un dato conseguibile una volta per sempre, ma chiede di essere continuamente generato nella libertà e nella responsabilità, attraverso la maturazione delle virtù richieste dalla vocazione alla vita comune. È proprio attraverso la vita comunitaria nelle sue varie forme che i membri tendono insieme alla santità nell’esercizio del ministero pastorale.

I membri dell’Associazione vivono ordinariamente in “comunità residenziali” formate da almeno tre membri.

L’Associazione fa propria la sollecitudine di tutta la Chiesa per l’evangelizzazione, la difesa e la promozione dell’istituzione familiare. Nella famiglia fondata sul Matrimonio riconosce un dono prezioso per l’edificazione della Chiesa e un soggetto originale di pastorale, soprattutto nella testimonianza dell’amore sponsale e nella missione educativa nei confronti dei figli. Perché le famiglie possano adeguatamente ottemperare a questa loro missione, nelle sfide contemporanee, l’Associazione favorirà il costituirsi di una rete di famiglie anche attraverso “piccole comunità”.

L’Associazione dei chierici intende promuovere, nel modo adatto ai vari contesti, l’esperienza ecclesiale del Movimento generato da mons. Pietro Margini, in particolare l’educazione alla vita comunitaria e la formazione di comunità d’amicizia per tendere insieme alla santità.

“L’Associazione riconosce l’importanza di vivere nella vita comunitaria una dimensione umana e cristiana integrale” (art. 43) e in particolare trova speciale riferimento nella comunità di Gesù e dei discepoli che, chiamati da lui e “resi partecipi della Sua relazione con il Padre”, danno vita a “un’originale forma di comunione, capace di generare, per il dono dello Spirito Santo effuso nella Pentecoste, all’amore di Dio nel dono di sé” (art. 6).

Per educarsi a questo “ogni membro è tenuto ad alimentare la propria vita spirituale nel rapporto personale e comunitario con Dio e con i fratelli” (art. 39) e “ad una adeguata formazione al ministero e allo spirito dell’Associazione” (art. 34).

“Per assicurare una adeguata formazione alla vita comune secondo lo stile dell’Associazione, i candidati in cammino verso il ministero ordinato risiedono presso la casa di formazione dell’Associazione o presso una comunità residenziale dell’Associazione dal sabato al lunedì compresi” (art. 35) dove vengono particolarmente curati “la preghiera, l’amicizia, la fraternità sacramentale, lo studio, la vita comunitaria, il confronto stabile con i propri formatori, la conoscenza e la stima per le altre vocazioni, l’impegno pastorale a lui assegnato” (art. 34).