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Cronache Malgasce – Galli, arrosticini e altre storie

di Nicola Maiocco

Il gallo di don Simone, insieme agli 8 polli, é ufficialmente un senzatetto a causa del recente ciclone. Da una settimana tre alacri artigiani locali stanno ricostruendo una struttura più resistente ai venti. Di conseguenza, la notte, i pennuti trovano riparo sotto il portico della casa.

Questa news però l’abbiamo imparata solo quando alle tre e ventidue il baldo gallo si é esibito in uno straordinario assolo che ha letteralmente squassato la quiete della notte tropicale, infrangendo definitivamente la leggenda metropolitana per la quale il canto del gallo annuncia l’alba!

Alle quattro e quarantacinque il medesimo crestamunito aveva esaurito la playlist di Sanremo 2022, comprese la serata giovani e quella delle cover.

Alle cinque e dodici mi sembra saggio lanciarmi sotto la doccia.

Sotto il getto freddo maturo l’ipotesi del menu serale: chissá com’é il brodo di gallo?

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Fin dai primissimi giorni del mio arrivo a Manakara, mi aveva colpito il frequente spandersi nell’aria di un acre odore di … arrosticini. Tanto da farmi sorgere il dubbio che i primi colonizzatori dell’isola fossero stati pescaresi di passaggio.

Dubbio invece presto fugato dalla ben più amara realtà dei fatti.

Tutto deriva dal metodo di raccolta e smaltimento dei rifiuti. Due buche nella terra, una per l’organico l’altra per … il resto. A tempo opportuno, cioè a piacere, si dá allegramente fuoco al tutto, dopo aver ben coperto le fosse con foglie di ravinala o banano in maniera che la combustione avvenga lentamente e senza pericolo di incendiare il villaggio o il quartierino.

Per gli arrosticini, invece, se ne riparlerà quest’estate al borgo natio.

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Il Pus-pus é il simil-taxi più utilizzato in Madagascar. Un calesse biposto, solidalmente attaccato a una grossa bicicletta dal manubrio irritualmente largo e ricurvo verso l’alto, su cui si spostano le donne di ritorno dal mercato, gli studenti per raggiungere la scuola o al ritorno a casa, e in generale per gli spostamenti più difficoltosi per la distanza, per il caldo del mezzogiorno, o per necessitá di tempo.

Ogni Pus-pus é identificato dal nome del proprietario, o meglio del conducente considerato che la proprietà del mezzo non é affatto automaticamente corrispondente!

Alcuni sono vezzosamente attrezzati con una tendina parasole o parapioggia sulla cui reale efficacia occorre però ragionevolmente sospettare.

Nessun dubbio invece che la gran parte dei driver non sfigurerebbe in molte delle discipline olimpiche di resistenza e forza. In piedi sui pedali superano con nonchalance lunghi pendii e sterrati irregolari, districandosi con rara perizia tra le onnipresenti cunette e voragini che nulla possono invidiare alle più blasonate buche romane.

Poi, quando neppure il miraggio della medaglia d’oro può far sperare nel miracolo, tutti a terra, clienti e conducente, e via spingere.

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La messa domenicale è un rito atteso e partecipato con una intensità e una dedizione di cui nei nostri territori forse da tempo si è persa memoria; e questo vale per gli anziani e i giovani, per gli uomini e le donne.

L’animazione è assicurata a turno dalle numerose associazioni e gruppi presenti nel vasto territorio della diocesi; con il canto (se potesse dipendere da loro, volentieri aprirebbero con tre canti d’ingresso, un paio minimo all’offertorio e vari bis di comunione) la preparazione delle preghiere, le processioni offertoriali o per speciali ricorrenze allorché non disdegnano coreografie danzanti anche articolate.

Un cenno particolare va dedicato alla questua, anzi alle questue, ché sono due! Sia alla prima, sia alla seconda – che si tiene prima della fine – con un ordine e una coordinazione esemplari, tutta – e si intende tutta, interamente – l’assemblea si reca in processione a lasciare il proprio obolo e torna al proprio posto.

Commovente osservare come anche i più piccoli prendano coscienziosamente parte alla cerimonia preparando per tempo nel pugno ben serrato la piccola banconota gelosamente custodita fin lì.

Un secondo aspetto che vale la pena sottolineare è l’abbigliamento rigorosamente festivo che i fedeli indossano. E seppure per la grandissima maggioranza di essi la camicetta dai tenui color pastello, il lamba gioiosamente sgargiante, o il candido cappellino delle donne tradiscono impietosamente l’insulto degli anni, e la improbabile giacchetta o l’antico mocassino degli uomini han dimenticato da tempo i fasti del primo splendore, di contro la grandissima dignità con cui vengono indossati riesce a operare un vero miracolo di eleganza e signorilità che non possono che lasciare stupefatti. E far pensare. E far riflettere, molto.

Prossimi appuntamenti

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