Commento al Vangelo, don Benedetto Usai 27 ottobre 2019, XXX Domenica Tempo Ordinario

Omelia 30 Domenica del Tempo Ordinario, 27 Ottobre 2019

‘Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri.’

Come può essere possibile che il tempo dedicato alla lode e alla riconoscenza a Dio si trasformi poi in un tempo impiegato per disprezzare gli altri? Gesù parla sempre del Padre e, in ogni parola che pronuncia, rivela lo spessore della chiamata di ciascuno ad essere figli per imparare a diventare uomini. Risulta infatti evidente, dopo una lettura attenta e una paziente riflessione sul Vangelo di questa domenica, l’intento che muove Gesù a raccontare questa breve parabola: proclamare l’intima connessione e partecipazione della vita dell’uomo alla vita stessa di Dio, come un intreccio di viti rampicanti, che crescono all’unisono appoggiandosi l’una all’altra fino a confondersi e a perdersi. Non è forse questa l’esperienza che i santi traducono con la loro vita? Dove finiscono loro e inizia l’opera di Dio? Il confine non è così chiaro, ma l’incontro che possiamo avere con loro ci permette di vedere Dio presente nella storia.
Proviamo a fare un percorso a ritroso che parte dal disprezzo degli altri e arriva alla lode e alla riconoscenza a Dio, per provare a comprendere meglio il significato della preghiera nella nostra vita e la forza che questa emana dalla sua pratica.
Chi in cuor suo non aspira ad avere un cuore accogliente, che sa’ andare oltre l’apparenza che si presenta davanti o che si nutre anche dei racconti di altri, e sa mettersi in ascolto di quei particolari che ad un primo sguardo non si palesano con chiarezza? È come quando ci fermiamo ammirati davanti ad un quadro famoso che, se illuminato con maestria e guardato con intensità, rivela finezze immediatamente visibili solo all’autore.
Chi in cuor suo non aspira ad avere un cuore benevolente, capace di soffermarsi su ciò che di bello c’è nell’altro, senza rimanere distratto dalle sue mancanze? Il ritratto che più si confà a questa virtù è quello della mamma. Ella non è sempre perfetta, ma l’amore che nutre per il suo figlio ,fin dal seno materno, le dona sensibile attenzione che è già per lui un anticipo di fiducia per l’avvenire se anche questo sarà burrascoso.
Chi non aspira ad avere un cuore capace di misericordia, che non teme la morte propria e altrui, ma impara ad accoglierla come il luogo che anticipa la propria gioia? Di fronte a momenti di difficoltà, che possono essere personali o prossimi, piuttosto che baipassarli provo ad abbracciarli ritrovando in essi una luce nuova per la mia vita.
E la preghiera cosa c’entra? ‘Veniva bel mondo la luce vera quella che illumina ogni uomo’, leggiamo nel prologo di san Giovanni.
Prego perché i desideri presenti nel mio cuore siano guariti con il balsamo della Parola di Gesù, Lui che è l’Uomo più bello. Prego per gustare l’anticipo di fiducia che il Signore mi ha riservato facendomi dono della vita, che attende di essere ricreata dal suo Autore e Perfezionatore. Prego per assumere lo sguardo puro del Figlio di Dio e ritrovare la mia bellezza nell’umiltà a cui la vita mi educa, rimanendo fermo e in ascolto di ciò che ha da suggerirmi; così come la luce penetra le nubi e si prepara ad esplodere dopo una giornata di pioggia.

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