Auguri di Natale 2019

“Vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati  figli di Dio, e lo siamo realmente!
Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui.”

(1Gv 3,1)

Carissimi amici,
contemplando il mistero del Natale nella luce della Trasfigurazione, possiamo cogliere la profonda unità del disegno di Dio che si rivela trasformando la storia dell’uomo e la nostra. In tempi di così profondi cambiamenti, “noi uomini di questo splendido e babelico secolo” (Paolo VI, omelia della notte di Natale 1975), siamo chiamati in modo speciale ad uno sguardo contemplativo. È necessario per cogliere l’unità della nostra persona, delle nostre famiglie, del mistero di Dio in noi, per unire i tratti di una esperienza tanto frammentaria e molteplice.In realtà, è tale anche la vicenda umana di Gesù: ora è motivo di gioia profonda, ora di sgomento. Di entusiasmi e di rifiuti. All’inizio e alla fine. Si può parlare di Lui soltanto al compimento: scendendo dal monte dove avevano contemplato la sua gloria, “Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti»” (Mt. 17,9). Il bambino che nasce a Betlemme è il medesimo Gesù che muore e risorge a Gerusalemme. Il Signore assume tutti gli accenti della nostra vita terrena.

Alla luce del risorto possiamo riconoscere la gloria già presente in un bimbo (il Figlio unigenito del Padre!), che ha accettato di avere molte meno sicurezze e ricchezze delle nostre. Dio sceglie di stare sotto di noi, di vivere l’esistenza più umile. Accolgono la sua venuta i pastori, coloro che vivevano la medesima vita dei loro animali, fuori dalla città per gran parte dell’anno. E i magi, da lontano, ne scorgono la stella. Qualcuno teme di perdere il potere e diventa violento, molti sono indifferenti. Sovrabbonda la gioia negli uomini di fede! Succede anche oggi, in tante persone e comunità.

Il nostro sguardo si diffonde in estensione e profondità, grazie ad una vita mediamente più lunga e con l’aiuto dei potenti strumenti che ci permettono di fissare e ricuperare ricordi personali e notizie da tutto il mondo. Ed è proprio questa ampiezza che può disorientare. Cosa credere, dove trovare un punto fermo?

Capita soprattutto a chi vuole approfondire ogni tratto della vita, della storia e della stessa fede, di vivere situazioni che appaiono disomogenee tra loro, a tal punto che si è tentati di preferire l’ignoranza, la superficialità, la fuga da ogni responsabilità, o la ricerca di qualcuno o qualcosa che decida al loro posto. Ma non è questo un segno evidente del bisogno di speranza che possiamo riporre solo in Dio? Se perdiamo la fede in Lui, finiamo per affidarci a chi non può mantenere le promesse di felicità.

Gesù compie una cosa sola, la più bella, la più grande, l’unica necessaria: fare la volontà del Padre suo. Così anche per noi c’è una vocazione che attraversa come una luce e una benedizione questo tempo e riguarda tanti fratelli e sorelle. Il nostro “sì” fiducioso di ogni giorno è un bene per tutti e diventa il luogo dove germoglia il Regno eterno di Dio sulla terra.

Ai piccoli è rivelato il mistero del Regno di Dio. È così che leggo un passaggio illuminante della Lettera Apostolica del Santo Padre sul significato e il valore del presepe di cui consiglio a tutti la meditazione: “Spesso i bambini – ma anche gli adulti! – amano aggiungere al presepe altre statuine che sembrano non avere alcuna relazione con i racconti evangelici. Eppure, questa immaginazione intende esprimere che in questo nuovo mondo inaugurato da Gesù c’è spazio per tutto ciò che è umano e per ogni creatura. Dal pastore al fabbro, dal fornaio ai musicisti, dalle donne che portano le brocche d’acqua ai bambini che giocano…: tutto ciò rappresenta la santità quotidiana, la gioia di fare in modo straordinario le cose di tutti i giorni, quando Gesù condivide con noi la sua vita divina.” (Francesco, Admirabile signum, 6)

Per i nostri bambini (ma anche per molti adulti!), è naturale pensare che tutto sia plasmato dalla presenza viva di Gesù. Che le persone siano capaci di amore e di dono, che noi stessi siamo chiamati alla santità senza sconti e senza idealismi, nella misura stessa della vita di Dio. È qui che nasce il miracolo che ogni giorno possiamo contemplare: abbiamo conosciuto l’amore di Dio, in una famiglia, in una comunità dove il Signore insegna la confidenza, la gratuità, la purezza e la pace. Abbiamo sperimentato un dono che nessuno ci può sottrarre, se non siamo noi stessi a rifiutarlo! Vivere nella famiglia e nella comunità un rapporto esigente ed affidabile, accogliente e discreto, paziente e lieto è il frutto della contemplazione che genera la Chiesa.

In un tempo in cui, con quotidiana insistenza, si accendono i riflettori e si moltiplicano gli scandali che tendono a screditare ogni segno del divino nella nostra vita, siamo richiamati ad una purificazione, non ad uno scoraggiamento. Siamo tutti bisognosi di salvezza nella misericordia: è ingenuo o malizioso chi giudica tutto e tutti, ritenendosi al di sopra di ogni debolezza! C’è un luogo, oggi forse il più decisivo, dove non siamo giudicati, dove siamo accolti e perdonati. L’esperienza di tanti che, particolarmente in questi giorni, si accostano al Sacramento della Riconciliazione e dell’Eucaristia, conferma l’esperienza dell’amore di Dio e della Chiesa per ognuno di noi ed approfondisce la pace intima.

L’augurio per tutti e per ogni comunità è quello di restare aperti ed appassionati alla vita. Grati per il dono ricevuto, per il suo dispiegarsi in tante voci, in tante lingue, in tante stagioni nelle quali la provvidenza ci introduce. Umili nella sua comprensione, in un disegno unitario che Dio sta operando. Fedeli alla nostra vocazione nell’unica storia della salvezza nella quale siamo chiamati, in diverse stagioni e con diversi accenti, nel mirabile amore di Dio che ci ha creati, ci ha raggiunti nella nostra miseria e ci ha salvati.

Maria, la vergine madre di Dio e madre nostra, custodisce il nostro sguardo e ci resta accanto con amore soave e forte. Buon Natale!

 

 

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