Davanti ai nostri occhi il crocefisso. Omelia di don Pietro Margini

OMELIA DOMENICA DELLE PALME DI DON PIETRO MARGINI (1917-1990)
11/04/1976

Is 50,4-7; Fil 2,6-11; Mt 26,14-27,66

Questa mattina abbiamo letto la Passione del Signore. È stato un racconto lungo, un racconto che dovremmo meditare assiduamente e contemplare con grande amore. La Passione del Signore è il vero rimedio a tutti i nostri mali. La Passione del Signore ci porta ad approfondire il piano di Dio e a volerci fino in fondo immettere in esso; ma sono pochi i cristiani che sanno meditare la Passione. La Passione è come un fiume: porta incredibile ricchezza, ma la maggior parte dei cristiani prendono solo qualche goccia.

Guardiamo stasera di dare solo alcune indicazioni, perchè non dobbiamo fare altro in questa settimana che tenere davanti ai nostri occhi il Signore crocefisso.

Prima di tutto, una prima cosa che dobbiamo chiedere allo Spirito Santo è chi è che soffre, capire bene nella fede il soggetto di questa sofferenza. Chi soffre è il Figlio di Dio, è il Figlio prediletto del Padre, è lo splendore della sua gloria, è la sua immagine; e soffre, e la misura della sua sofferenza è difficilmente misurabile, anche solo inizialmente.

Soffre nell’anima, soffre nel corpo.

Soffre nell’anima: la sua anima, creata come il grande capolavoro di Dio, è un’anima sensibilissima, è un’anima di una intelligenza prodigiosa, è un’anima di una sensibilità unica. Ha dunque una capacità di soffrire superiore a quella di tutti gli uomini, soffre molto, soffre per il peccato, soffre per gli ingrati, soffre d’essere lasciato solo.

Soffre nel corpo, in quel corpo così perfetto, il più bello tra i figli degli uomini; soffre e non c’è una parte del suo corpo senza sofferenza. Soffre nel capo e le spine si sono approfondite; soffre per espiare i nostri peccati di pensiero, di orgoglio, di odio, di giudizi temerari, di impurità; soffre nel suo adorabile volto perchè è stato percosso: lo percuotevano e si divertivano a percuoterlo. I suoi occhi soffrono alla vista di tanti cattivi, sono bagnati di lacrime e di sangue. Soffre perchè noi vediamo le cose male, perchè noi non sappiamo vedere le cose nell’ordine creato da Dio, abbiamo uno sguardo cattivo e malizioso. Soffre nella sua bocca: una sete tremenda, uno dei supplizi più grandi di un crocefisso è la sete. Il Signore soffre la sete e lo dice anche: “Ho sete” (Gv 19, 28), lo dice e gli danno una bevanda orribile e Gesù non vuole perdere la sua lucidità con una bevanda che tende a stordirlo, rifiuta. Il Signore soffre nelle mani e le sue mani che hanno fatto miracoli, le sue mani che si sono stese ai figli degli uomini sono orribilmente piagate e confitte alla croce. Soffre nel suo corpo flagellato; e non c’è un posto dove non soffre, soffre nei suoi piedi trafitti, perché noi abbiamo fatto molti passi di male nelle vie del peccato.

Ecco perché soffre il Signore: soffre per noi, soffre per me, e ognuno di noi, se vuole essere nella verità, non per una amplificazione, se vuol essere nella verità deve dire: questo per me. E allora, guardando al crocefisso, il nostro cuore si deve aprire, si deve sciogliere il nostro cuore che purtroppo è più duro di un sasso, si deve commuovere, non di una commozione superficiale e sentimentale, di una commozione profonda. Che cosa abbiamo fatto?! E ne viene allora di conseguenza: che cosa dobbiamo fare? Che cosa dobbiamo fare? Dobbiamo con tutta la chiesa partecipare al mistero della sua Passione, dobbiamo sentire che anche adesso la chiesa soffre e non possiamo non partecipare al respiro grande che si eleva dalla chiesa di tutto il mondo. Dovunque c’è un perseguitato, c’è Cristo; dovunque c’è una ingiustizia, c’è Cristo; dovunque c’è un tradimento, lì è Cristo. Ecco, proprio sentire il desiderio di finirla con i nostri peccati e di essere più in consonanza, in unione con la chiesa che in tutto il mondo combatte e soffre la passione; e sentire che le nostre responsabilità non possono essere esaurite in un sospiro, ma devono tradursi in tutta la nostra vita, perchè solo così sentiremo bene l’alleluia. Non sentiremo la Pasqua, nemmeno superficialmente, se non ci immergiamo con fortezza nella Passione.

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