La più grande meraviglia dei secoli – Omelia don Pietro Margini

Omelia III Domenica di quaresima

La più grande meraviglia dei secoli

Es 17, 3-7; Rm 5, 1-2. 5-8; Gv 4, 5-42.

In questa terza domenica di Quaresima dobbiamo più intensamente guardare a Gesù e aver di Lui voglia. La voglia di Gesù è la voglia della vita, è la voglia dell’amore:  avere il desiderio di Gesù, di bere questa misteriosa acqua di cui ha parlato Lui, ne possiamo bere perché abbiamo Lui. Non abbiamo un ricordo di Lui, abbiamo Lui; lo abbiamo nella sua parola, lo abbiamo particolarmente nella sua Eucaristia. Abbiamo Lui.

Come saremmo colpevoli se non bevessimo di questa acqua, se non attingessimo a questa sorgente, se non si sviluppasse in noi un desiderio prepotente di spiritualità, se, passando, la Quaresima non facesse quello che la grazia richiede! Saremmo sempre ancorati alle nostre mediocrità, alle nostre abitudini, ai nostri difetti. 

Bisogna che noi guardiamo che le sue parole producano tutto l’effetto di grazia, tutta la trasformazione che il Signore aspetta. Il Signore, come ha aspettato la Samaritana, aspetta ognuno di noi. Ci aspetta in questa Quaresima perché diventiamo più consapevoli, più sensibili, più generosi, perché ci muoviamo e abbandoniamo la nostra pigrizia ed è proprio nella Messa, dove si rinnova il miracolo della presenza di Gesù, che Gesù si offre per noi e vuole offrirsi con noi. 

L’Eucaristia è la più grande meraviglia dei secoli perché ci dona Gesù, il suo Cuore, la sua misericordia. Dobbiamo riconoscere che troppo poco abbiamo valorizzato il dono. “Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: «Dammi da bere!»”; se noi lo conoscessimo questo dono, noi che facciamo delle Comunioni così svogliate, così fredde, così indifferenti! Noi, che invece di essere sensibilizzati al problema del bene e della carità, restiamo ancorati nei nostri egoismi! 

È proprio in Lui, dal suo Cuore trafitto, che viene a noi quell’acqua, che ci monda da ogni peccato e ci dà l’energia per ogni opera buona, per ogni opera di pazienza, per ogni opera di umiltà, per ogni opera di evangelizzazione, per ogni opera di dovere.

Bisogna che penetriamo fino in fondo il mistero della Messa, bisogna che sentiamo come nella Messa Gesù si dona a noi in una maniera potentissima e ci prende con sé e ci offre al Padre e domanda per noi quella generosità, quella forza che abbiamo chiesto, ma abbiamo chiesto troppo tiepidamente.

Oh, l’Eucaristia amata! L’Eucaristia seguita! L’Eucaristia realizzata nella nostra vita! Non solo dobbiamo riceverla, ma dobbiamo viverla tutto il giorno. L’Eucaristia è il trionfo dell’amore. Gesù ci ha amato fino in fondo, “fino – dice un santo – alla follia”. Gesù ci ha amato così: è il centro di tutta la vita della Chiesa, è il centro della nostra parrocchia, è il centro cui attingere, è il centro cui far convergere tutto quello che noi possiamo fare e dire. 

Rivediamo allora le nostre posizioni, rivediamole per renderle più coerenti, più logiche, più potenti! Diventiamo entusiasti dell’Eucaristia! Bisogna che amiamo la Messa più di tutte le altre cose, amiamo la Messa perché amiamo il suo sacrificio e apprezziamo il suo sacrificio, perché è proprio in Lui, dal suo Cuore trafitto, che viene a noi quell’acqua, che ci monda da ogni peccato e ci dà l’energia per ogni opera buona, per ogni opera di pazienza, per ogni opera di umiltà, per ogni opera di evangelizzazione, per ogni opera di dovere. In tutto l’Eucaristia sia centro, l’Eucaristia sia cercata: la Messa, la sua presenza, il suo cibo si dà tutto a noi. Che cosa aspettiamo per darci totalmente a Lui?

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