Onore e gioia – Omelia don Pietro Margini

Omelia III Domenica di quaresima

Onore e gioia

Es 20, 1-17; 1 Cor 1, 22-25; Gv 2, 13-25

La Liturgia di oggi ci indica un pericolo che noi abbiamo sempre, un pericolo che noi potremmo definire l’ipocrisia delle parole. Noi non saremo giudicati dal Signore sulle nostre parole, ma sui nostri fatti. La prima Lettura parla dei comandamenti. I comandamenti sono leggi, i comandamenti sono indicazioni di vita e il Signore ce li ha dati perché noi possiamo esprimere, con la vita, la nostra rettitudine e la nostra onestà. Chi dice di amare Dio e non osserva i comandamenti, è veramente falso. Si dimostra l’amore di Dio, facendo la sua volontà. E la sua volontà vuole tenerci nella strada giusta, nella strada che matura la nostra personalità e ci porta alla gioia. Noi dunque dobbiamo vedere, con sempre maggiore chiarezza, in questa Quaresima quale adesione, quale amore vero dimostriamo al Signore.

E nella seconda Lettura san Paolo dice con che spirito e in quale modo dobbiamo osservare i comandamenti. San Paolo dice che il centro del cristianesimo è il crocefisso. Il crocefisso non è capito che da coloro che vedono nella fede. Il crocefisso che cos’è? È il Figlio di Dio fatto uomo, che per amore si è immolato. Allora comprendiamo che l’osservanza dei comandamenti deve essere in un ordine molto alto, l’ordine dell’amore. Noi dobbiamo capire che fare la volontà di Dio non è una costrizione irragionevole, è una scelta di amore. Gesù ha voluto essere immolato come un agnello e lo ha voluto per amore al Padre e per amore nostro, perché il peccato esigeva questa riparazione. Il peccato essenzialmente è odio e il Signore sulla croce è stato nel vertice dell’amore.

E siamo chiamati anche noi a partecipare a questa immolazione. Ce lo dice l’apostolo: “Dobbiamo immolare noi stessi nei nostri cattivi desideri, nelle nostre concupiscenze, nei nostri vizi” (cfr. Col 3, 5), perché, se così non faremo, cioè “se non saremo crocefissi con lui, neanche risorgeremo con lui” (cfr. Rm 6, 8). E questo, notiamolo bene, non è qualche cosa così avulso dalla nostra vita, non è qualche cosa che sia come appiccicato, perché Cristo è potenza, è sapienza di Dio e chi partecipa a questo itinerario, partecipa alla potenza e alla sapienza di Dio.

E nel testo del Vangelo troviamo la completezza di questo insegnamento. Il Signore parla di uno zelo per la sua casa. Qual è il tempio di Dio? Gesù dirà: “Sono io il tempio di Dio”. Ognuno di noi può dire: “Io sono il tempio di Dio”. L’osservanza dei comandamenti, la conformazione a Cristo crocifisso è la vera edificazione, è la vera costruzione che noi dobbiamo fare nella vita. Noi dobbiamo vivere santamente e qui sta la nostra felicità e la nostra gloria. Qua sta il senso della vita. Il senso della vita non è allora che in una grande positività. “Il tempio di Dio siete voi”, dirà san Paolo, “un tempio nel quale è lo Spirito Santo” (cfr. 1 Cor 3, 16). Il cristiano, conformato così a Cristo, è il vero luogo della lode, è il vero luogo in cui si onora il Padre in spirito e verità. È a questo che noi dobbiamo tendere. È qui il suscitare quella sete di cui parla Gesù. È qui la nostra grande realizzazione, una realizzazione che comporta sacrificio, ma comporta soprattutto onore e gioia per noi e per gli altri.

E siamo chiamati anche noi a partecipare a questa immolazione. Ce lo dice l’apostolo: “Dobbiamo immolare noi stessi nei nostri cattivi desideri, nelle nostre concupiscenze, nei nostri vizi” (cfr. Col 3, 5), perché, se così non faremo, cioè “se non saremo crocefissi con lui, neanche risorgeremo con lui” (cfr. Rm 6, 8). E questo, notiamolo bene, non è qualche cosa così avulso dalla nostra vita, non è qualche cosa che sia come appiccicato, perché Cristo è potenza, è sapienza di Dio e chi partecipa a questo itinerario, partecipa alla potenza e alla sapienza di Dio.

Perché tempio di Dio, dobbiamo ancora pensare alla grande costruzione di cui dice la Scrittura: “Gesù è lapide d’angolo, è pietra d’angolo, sul fondamento degli apostoli e dei profeti” (cfr. Ef 2, 20), la santa Chiesa che noi dobbiamo tutti uniti edificare, tutti uniti contribuire perché sia sempre più forte e più grande e porti la salvezza a tutti i popoli. Ecco perché preghiamo oggi per le missioni affidate alla nostra diocesi nel Madagascar, in India e nell’America latina. Noi, come diocesi, non ci dobbiamo solo preoccupare di noi stessi, ma dobbiamo avere il cuore missionario e dobbiamo contribuire a realizzare potentemente il regno di Dio. Ecco, allora, i comandamenti: la base, Cristo crocefisso: il vertice, per realizzare il tempio di Dio, che siamo noi, e il tempio grande del Signore sulla terra, che è la Chiesa. Ci veda tutti impegnati, il Signore, e si degni di darci la sua benedizione.

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