Tornare al cuore – Omelia don Pietro Margini

Omelia VI Domenica Tempo Ordinario

Tornare al cuore

Lv 13, 1-2.45-46; 1 Cor 10,31 –11,1; Mc 1, 40-45

“Mosso a compassione, disse: “Lo voglio, guarisci!” (Mc 1, 41). E’ miracolo ed è simbolo. E’ miracolo di un amore che non lascia nulla di ciò che può; è simbolo di quell’amore, per il quale il Figlio di Dio ha abbandonato il seno del Padre ed è venuto uomo tra gli uomini per guarirli, per condurli alla vera sanità dello spirito.

Noi dobbiamo a lungo meditare su quest’amore del Cuore di Gesù, bisogna che noi torniamo spesso al cuore e alle ragioni del cuore. La nostra civiltà sembra che non abbia cuore, sembra che gli uomini troppo spesso lascino dominare in loro gli istinti e, quando assurgono a qualche cosa, ha una fredda ragione. Dobbiamo tornare al cuore, dobbiamo capire la lezione che ci ha dato Dio: è per il Cuore che è venuto tra di noi, è per il Cuore che è venuto, dimenticando tutti i suoi diritti, tutta la logica divina.

Perchè ripetiamo le parole di Gesù: “Così Dio ha amato il mondo, da dare il suo Figlio unigenito” (Gv 3, 16), Lo ha dato Giusto per gli ingiusti, Lo ha dato Santo e Immacolato per i peccatori, Lo ha dato senza risparmiarlo in nulla. E quando guardiamo il Crocefisso e abbiamo il coraggio di leggerlo, noi capiamo come è vero che all’inizio vi è il Cuore e che il Cuore spiega tutta l’opera della salvezza e della redenzione. Il cuore, il suo Cuore.

Ha guarito il lebbroso perché mosso a compassione; è pronto sempre a ripetere per noi la stessa parola: “Lo voglio, guarisci!” (Mc 1, 41), anche se tante volte, se con una insistenza esasperante ripetiamo le nostra miserie, i nostri peccati e sempre Lui presente, buono, infinitamente comprensivo, ripete: “Lo voglio: guarisci”. E’ dunque un senso di conforto incredibile sapere come il Signore agisce con noi con il Cuore.

Il senso di stupore e il senso di gioia non possono impedirci, anzi ci spingono alla posizione del lebbroso: “Lo supplicava in ginocchio e gli diceva: “Se vuoi, puoi guarirmi” (Mc 1,40).  Vorrei che capissimo sempre di più il valore prodigioso della nostra penitenza, perché un amore così non può essere illuso, non può essere preso in giro, non può essere vanificato. Noi ci dobbiamo mostrare in piena disposizione con un cuore che sa capire il suo Cuore: il bisogno della penitenza, il bisogno cioè del dominio di noi stessi, il dovere di una collaborazione che scende nel concreto momento per momento, giornata per giornata.

Ecco perché gli occhi di tutte le generazioni cristiane si sono rivolti ad una piaga: la piaga del costato; ecco perché tutte le generazioni cristiane hanno esultato al vedere quella piaga e hanno sentito rivolto a loro l’invito di Gesù a Tommaso: “Metti la tua mano nel mio costato e sii fedele!” (Gv 20, 25); perchè la piaga del costato ci fa vedere il suo Cuore, ha aperto la via al suo Cuore, indicandoci come nessun peccato Gli resiste, come nessuna iniquità Lo possa fermare.

Il senso di stupore e il senso di gioia non possono impedirci, anzi ci spingono alla posizione del lebbroso: “Lo supplicava in ginocchio e gli diceva: “Se vuoi, puoi guarirmi” (Mc 1,40).  Vorrei che capissimo sempre di più il valore prodigioso della nostra penitenza, perché un amore così non può essere illuso, non può essere preso in giro, non può essere vanificato. Noi ci dobbiamo mostrare in piena disposizione con un cuore che sa capire il suo Cuore: il bisogno della penitenza, il bisogno cioè del dominio di noi stessi, il dovere di una collaborazione che scende nel concreto momento per momento, giornata per giornata. Dio ci ama troppo, per vederci solo come coloro che ricevono; vuole che anche noi siamo artefici della nostra salvezza, vuole che anche noi possiamo essere premiati e meritare la gloria del Paradiso.

Impegniamoci, allora, anche in una preparazione alla Quaresima, impegniamoci a sentire sempre più la nostra parte, a sentire che è un frammento che dobbiamo dare; tutto il resto lo ha messo Lui, ma questo frammento è vitale: il frammento della nostra buona volontà, delle nostre opere. Scenda allora la riflessione ad un esame di coscienza: che cosa possiamo fare di più, di meglio nella nostra giornata, perché la sua misericordia si completi, perché noi possiamo essere totalmente salvati? Un frammento di buona volontà dice la nostra preghiera, dice la nostra carità, dice la nostra pazienza, dice la nostra umiltà, dice la nostra purezza.

Voglia il Signore che attraverso questa offerta quella lebbra, che ci devasta, sia finalmente sconfitta e noi possiamo come il lebbroso magnificare Dio e benedirlo sempre.

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