Come preghi, così vivi! – Omelia don Pietro Margini

Omelia XXX Domenica Tempo Ordinario. 

Come preghi, così vivi!

Sir 15, 12-14. 16-18; 2 Tm 4, 6-8. 16-18; Lc 18, 9-14

L’insegnamento del Signore è evidente, ripetuto: non si può essere farisei! La tentazione di essere farisei è molto comune e molto facile. Il fariseo è condannato, perché si mette al di sopra degli altri, si auto-esalta, si gonfia. Il fariseo ha uno strabismo ben evidente: vede le cose piccole e non vede le cose importanti. Il fariseo professa a parole ciò che nega con le opere. Dobbiamo avere paura di essere farisei. Fa parte, questo, di una elementare prudenza, fa parte del dono dello Spirito Santo del timore di Dio perché è tanto facile indulgere per orgoglio e per comodo in questa posizione.

Vorrei che meditassimo questa mattina sulla nostra coerenza, quando con tanta facilità siamo portati a giudicare gli altri, a condannare gli altri e la nostra condanna viene dal nostro orgoglio, dalla nostra permalosità, dalle nostre pretese: domandiamo molto agli altri, domandiamo poco a noi stessi.

La carità vera parte dal cuore! È il cuore che ha accolto l’amore di Cristo, il cuore che capisce come noi dobbiamo dilatarci a imitazione di Gesù per tutti: dobbiamo capire tutti, aiutare tutti, non giudicare nessuno. Non è forse così che si realizza il regno di Dio? Non è forse nella divisione, nella scontrosità, nell’orgoglio che si dividono anche le cose che sembrano più compatte, più vere, più responsabili? Ognuno di noi deve proprio cominciare dalla preghiera, “Salirono al tempio a pregare”, per vedere quanto è umile la nostra preghiera, quanto si pone davanti a Dio nella posizione di chi è pronto a ricevere. Il fariseo pregava così ed era non una gioia di aprirsi a Dio: era un motivo di riflessione orgogliosa. Perché il Signore pone questo esempio se non perché la nostra vita ha il suo senso nella preghiera? Come preghi, così vivi! Quanto fervore metti nella preghiera così sarà il tuo servizio del Signore! Ma com’è facile la tentazione di chiudersi! Com’è facile la tentazione di accontentarsi, la tentazione di dire: “Faccio già abbastanza per il Signore!”. “Non sono come gli altri – diceva il fariseo  – digiuno due volte la settimana, pago le decime”. E tornò a casa con un peccato di più” (Lc 18, 12).

La nostra preghiera deve essere un atto di umiltà e per questo deve essere un atto di fiducia, deve essere una comunione con Gesù, deve essere una corrispondenza alla sua grazia e non siamo così orgogliosi da porre la sfiducia davanti a Dio. “Tanto – sarebbe la tentazione – tanto non riesco, devo accontentarmi di questo, col carattere che ho … “. E dalla preghiera così non si passa, non si può passare all’opera buona, alla carità fraterna, alla comunicazione fraterna di bene, all’opera per il nostro apostolato, per la nostra testimonianza di evangelizzazione. Dalla preghiera alla carità, dalla carità alla preghiera!

 

Dalla preghiera alla carità, dalla carità alla preghiera!

Oggi nella nostra Parrocchia celebriamo la giornata mondiale delle missioni. Ecco il cuore aperto alle dimensioni del mondo, il cuore aperto alla carità sentendo come la nostra preghiera sarebbe bugiarda, se mancasse di questa carità: la nostra partecipazione alla Messa sarebbe terribilmente manchevole. Dalla preghiera alla carità perché è così, quando ci si apre a Dio, ci si apre anche agli altri; ma se nella preghiera si è chiusi non è possibile esercitare la vera carità coi vicini e coi lontani. Il nostro impegno parte proprio dalla nostra Liturgia domenicale, parte dalla nostra fraternità attorno alla croce.

Vorrei che facessimo una forte riflessione su questo: la nostra preghiera liturgica, la sorgente di tutta la nostra attività. Ognuno partecipi sempre meglio e, diciamolo piano, partecipi sempre puntuale, partecipi sempre attento, partecipi con tutta la sua fede. La nostra comunione liturgica, la nostra comunione di fede ci porterà ad essere pieni di carità, di comprensione, di amore e non faremo pesare noi stessi. Cercheremo piuttosto di essere, come diceva Paolo, tutti a tutti con grande generosità e grande fede.

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